Violati patti di estradizione con la Spagna. E il boss torna libero
“È stato violato il principio della buona fede internazionale da parte dello Stato italiano, che alla Spagna doveva dar conto della norma restrittiva dell’articolo 4 bis", l’articolo in soldoni che vieta di usufruire dei benefici carcerari.
E ancora “le modalità detentive dopo l’applicazione dell’ergastolo abbiano certamente frustrato le aspettative della Spagna nel momento in cui accordava l’estradizione”. E dato che per il gip l’Italia avrebbe violato i patti di estradizione con la Spagna, il 58enne Domenico Paviglianiti è nuovamente un uomo libero, senza più alcuna pendenza con la giustizia.
Il 58enne era stato condannato all’ergastolo, ma di fatto ha scontato solo 23 anni di reclusione, perché accusato di sette delitti e tre tentati omicidi, commessi nel corso della guerra tra i clan Trovato-Flachi e Batti, e negli anni '90 è stato ricercato per associazione mafiosa, traffico di droga e bazooka.
Paviglianiti è stato catturato in Spagna nel novembre del 1996 e poi è stato estradato estradato in Italia 3 anni dopo, il 17 dicembre del 1999, ma ad una sola condizione: il divieto di infliggere all'imputato una "carcerazione in via definitiva", dato che allora l'ergastolo non era previsto in Spagna (dove è stato reintrodotto solo nel 2015).
Peccato che nel 2012 il presunto boss sia stato condannato all'"ergastolo ostativo", norma che viene applicata nel caso in cui il carcerato abbia sulla testa più di due condanne superiori a 24 anni. E in quegli anni Paviglianiti ne aveva quattro di 30 anni. Da qui la carcerazione a Novara, al 4 bis.
Nonostante le rassicurazioni del Ministero della giustizia, che il 14 marzo 2006 avevano garanranto che, anche in caso di ergastolo, "i condannati possono usufruire in ogni tempo di permessi premio, semilibertà e liberazione condizionale", qualora siano stati espiati rispettivamente 10, 20 e 26 anni di carcere. Paviglianiti dunque, nonostante le rassicurazioni, a Novara è uscito 2 ore, per il funerale della madre.
Per i legali dell’uomo, dato che i patti con la Spagna erano ben altri, nel 2015 hanno avviato la battaglia legale e nel 2018 la Cassazione ha affidato al gip di Bologna l'incarico di sciogliere la matassa.
E ora, dopo 10 mesi, il gip è arrivato a una conclusione: i patti con la Spagna non sono stati seguiti e quindi Paviglianiti torna libero. Viene meno l’ergastolo e viene quindi “favorita” da un punto di vista legislativo la massima detenzione temporanea in Italia: ovvero i 30 anni di reclusione.
Secondo il calcolo a questi anni vanno eliminati tre anni e mezzo da scontare ad altro titolo, 3 anni di indulto e 1.815 giorni di liberazione anticipata (45 per ogni 6 mesi). Tuttavia l’uomo ha già scontato e superato i 30 anni che avrebbe dovuto scontare e quindi il giudice dovrà ordinare la scarcerazione del boss, che tornerà libero.