Pd, caos primarie. Componenti Assemblea Nazionale a Oddati: decidano i calabresi

Calabria Politica
Nicola Oddati

Dopo la “gelata” sulle primarie in Calabria per la scelta del candidato alle prossime elezioni regionali, scatenata dalle dichiarazioni del responsabile per il sud del Pd, Nicola Oddati, e dunque la richiesta all’attuale presidente Mario Oliverio di fare un “passo indietro” (QUI), l’attuale numero uno della Giunta incassa l’appoggio anche dei componenti della Assemblea nazionale del Partito.

In un documento, quest’ultimi - in particolare Giuseppe Fortugno, Angela Martino, Marco Rotella, Carmen Latella, Luigi Guglielmelli, Carmine Quercia, Eleonora Ienaro, Pino Capalbo, Enzo Bruno, Simona Mancuso, Antonella Stefanizzi e Maria Canduci - fanno appelloal senso di responsabilità di tutti i gruppi dirigenti” dei dem affinché “si eviti una deriva verso una condizione che potrebbe fare registrare addirittura la cancellazione del PD e della coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni regionali” calabresi.

I componenti sostengono che mai nella storia del partito sia letta una intervista, quella di Oddati appunto, che definiscono “intrisa di miopia, protervia ed arroganza politica”.

La posizione del responsabile per il sud viene poi ritenuta “contraddittoria” perché riconoscerebbe un “buon governo di Oliverio per poi proporne il superamento”, ma anche “illogica” in quanto considerata “divisiva senza considerare che al punto in cui ci ha portato alcuna candidatura può essere unitaria”.

Per il componenti dell’Assemblea sarebbe poi “fuori dalle regole statutarie” nella parte in cui negherebbe le primarie proponendo soluzioni “non previste da alcuna norma interna al partito”. Infine viene definita “sbagliata nel merito perché non dà alcuna prospettiva al centrosinistra, anzi ne determina l’implosione e il suicidio forzato” annullando nei fatti “ogni ipotesi di coalizione ampia e civica riportandoci all’anno zero”.

Secondo i dirigenti le primarie sarebbero infatti l’unico strumento democratico previsto per selezionare le candidature a Presidente di Regione, “né le stesse – affermano - possono essere superate in caso di commissariamento del partito regionale. Alcuna norma infatti prevede la sospensione delle primarie interne o di coalizione, né sono previste forme diverse di selezione della candidatura, tantomeno il ritorno alle riunioni segrete delle correnti”.

Nel caso di Oliverio, inoltre, avendo il governatore scritto al Segretario Nazionale Nicola Zingaretti - come svelato dallo stesso Oddati - manifestando l’interesse ad una ricandidatura, le primarie vengono ritenuto come “un obbligo per come espressamente previsto dallo Statuto nazionale e un diritto insopprimibile per gli interessati. Non esistono altre procedure e - viene ribadito - non c’è modo di sfuggire alle regole che tutti noi ci siamo dati al momento di sottoscrizione della tessera del PD”.

“IL RAGIONAMENTO SBAGLIATO”

I componenti della Assemblea nazionale definiscono poi “il ragionamento politico di Oddati” del “tutto sbagliato”. “Se si riconosce il buon governo di Oliverio – spiegano - chiedergli un passo indietro significa impedirci perfino di fare campagna elettorale. Non è pensabile dire ai calabresi che il rinnovamento è buttare alle ortiche anni di duro lavoro e difficile governo e allo stesso tempo chiedergli di nuovo il voto. Saremmo presi per pazzi nella migliore delle ipotesi”.

Allo stesso tempo “sarebbe solo un pregiudizio personale verso Oliverio se non si procedesse al rinnovamento completo di tutti gli attori di questa legislatura regionale. E anche ciò sarebbe sbagliato perché anche dal lato del Consiglio Regionale abbiamo vissuto anni di riformismo autentico ed inaspettato per questa terra”.

La tesi è insomma che secondo Oddati si dovrebbe azzerare tutto per rinnovare, “non comprendendo che – spiegano i dirigenti - il vero rinnovamento, che si vuole impedire di continuare, è proprio quello messo in campo in questi anni. La verità è che non si esprimono i motivi ostativi alla candidatura di Oliverio, non esiste uno straccio di argomento politico a sostegno di questa tesi”.

La richiesta avanzata al responsabile per il sud del Partito è dunque che spieghi il motivo per cui in Calabria gli stessi elettori che hanno eletto Zingaretti segretario nazionale non possono concorrere a scegliere il proprio candidato alla presidenza della Regione Calabria.

Ma anche di spiegare “perché un Presidente uscente non possa riproporre la propria candidatura se ha lavorato bene anche sul fronte del contrasto alla illegalità, ci renda edotti del perché si è deciso non solo di bruciare il vantaggio temporale rispetto a centrodestra e Movimento 5 Stelle ma addirittura si voglia impedire al centrosinistra di rafforzarsi ed aprirsi a forze civiche che già da tempo si esprimono a sostegno dell'attuale esperienza di governo insieme al PD, ci spieghi perché abbiamo deciso di suicidarci”.

“In nome e per conto di quali interessi si sta agendo? Cui prodest? A chi interessa cancellare l’unica esperienza di governo che ha con coerenza contrastato pratiche clientelari, affaristiche e corruttive? A chi si vuole consegnare la Calabria sottraendola ai calabresi?”

A queste domande i componenti dell’Assemblea vogliono sia data una immediata risposta “poiché il popolo calabrese punirà severamente tentativi trasformistici e politicisti e - concludono - condannerà ogni forma di espropriazione di diritti ed opportunità che nulla hanno a che fare con il cambiamento”.