LETTERE. Il grido degli ex precari Abramo CC: noi non stabilizzati e umiliati
“Ormai siamo arrivati al grottesco. Non sappiamo se piangere disperati o ridere per l’ennesima pagliacciata, se siamo su Scherzi a Parte o in un thriller di Dario argento... adesso basta! Basta scherzare sulla nostra pelle e su quella delle nostre famiglie, nella vicenda Abramo Customer Care abbiamo superato i limiti della decenza”.
Esordisce così la lettera arrivata nella nostra redazione da un gruppo di ex lavoratori precari dell’importante azienda di Customar Care e che vogliono far sentire il loro grido, la loro angoscia per la perdita – per loro – di un altrettante importante fonte di reddito.
Gli ex lavoratori vanno così al sodo della vicenda, ricordando le dichiarazioni ufficiali, ovvero i comunicati congiunti stilati da sindacati e azienda.
Il primo a cui fanno riferimento è quello partito il 7 agosto scorso: “finalmente - affermano nella missiva - nel suddetto comunicato si respira una piccola brezza rigenerante, una piccola ventata di ottimismo e, soprattutto per noi ex precari fuori dall’azienda dopo anni di lavoro, alcune parole di speranza”.
“Riportiamo testualmente - proseguono - … l’azienda ha anche dichiarato che, nonostante i limiti posti dal decreto dignità, non è sua intenzione procedere all’inserimento di nuova manodopera precaria”.
Un’affermazione che era stata presa come un’ottima notizia, “peccato - sbottano gli ex precari - che …, udite, udite, il nuovo comunicato del 2 settembre incredibilmente recita ‘manifesta (l'azienda, ndr.) la volontà di assumere 100 td ex novo’ che non hanno mai lavorato in Abramo CC”. Una scelta quella dell’Abramo in tal senso giudicata come “l’esatto contrario di quanto precedentemente dichiarato”.
“L’Abramo cc – ribadiscono i lavoratori - è l'unica realtà forte di questo territorio, purtroppo è vero, ma non per questo può prendersi gioco della gente, di quella gente che ha comunque contribuito a renderla tale. Sappiamo altresì che eravamo solo numeri, più che esseri umani e sono i numeri che contano purtroppo, infatti un imprenditore alla fine cerca di fare ciò che più gli conviene... giusto”.
“Ma perché lo fa? Perché gli viene concesso...”, sbottano gli ex precari che sostengono di ritornare “a prendercela con chi detta le leggi ma non le fa rispettare, con i controlli che mancano e non per ultimi con i sindacati”.
E proprio alle sigle si rivolge poi il loro grido d’aiuto: “Siete stati eletti dai lavoratori, il vostro compito – prosegue la lettera - è quello di difenderci e tutelarci. È inutile nasconderlo, le opinioni su di voi sono contrastanti: fate i vostri interessi, fate gli interessi dell'azienda ecc. ecc. Ma non vogliamo soffermarci su quello che si dice. A noi interessa quello che si fa! E a nostro avviso non si sta facendo abbastanza!”
“Possiamo immaginare – continua la missiva - che non sia semplice, basti pensare a quell’individuo che vi ha convocato a Roma, per poi lasciarvi soli come dei fessi (inqualificabile) ... però poi? Che fate? Che aspettate?”
Ai sindacati insomma, gli ex precari chiedono “fermamente … più impegno, più chiarezza, più propensione alla lotta e alla protesta civile, informazioni più veritiere possibile (impensabile che un sindacalista debba smentire con un contro-comunicato, quello appena emesso da un suo collega)”.
“Sia chiaro: il diritto al lavoro – continuano - è un diritto di tutti, ma è inammissibile lasciare a casa migliaia di lavoratori ormai formati per far posto a nuove leve che rappresentano un’incognita e che, a loro volta, essendo precari, si uniranno a noi”.
“Ma che razza di gioco è?” si domandano gli ex precari: “Basta prenderci in giro, basta calpestare la nostra dignità, basta prendersi gioco dei nostri figli, siamo pronti a una rivolta popolare, ci state stremando ma non ci arrenderemo mai!”, concludono.