Riforma delle autonomie, per Falcomatà è una questione di ‘Costituzione e non di calcolatrice’
“La riforma delle autonomie deve prevedere come criterio base l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, precondizione per superare il criterio della spesa storica ed arrivare ai costi standard dei servizi. Mi pare più sensato regolare i trasferimenti statali in relazione alle reali necessità degli Enti locali per servizi di base come scuole, asili e manutenzioni, piuttosto che rifarsi a criteri storici che finirebbero per penalizzare proprio chi è più indietro”.
E’ quanto ha affermato il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà a margine della partecipazione al dibattito su territori e autonomia svoltosi nell'ambito del Festival delle Città, in corso di svolgimento a Roma al complesso Pio Sodalizio dei Piceni.
Insieme al sindaco di Reggio Calabria sono intervenuti al dibattito, moderato dal giornalista Andrea Pennacchioli, il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, il Senatore Stefano Candiani, il Deputato Gian Mario Fragomeli, il Presidente della Liguria Giovanni Toti e sindaci Virginio Brivio di Lecco e Lillo Firetto di Agrigento.
“Ancora oggi purtroppo l’Italia è un Paese che procede a velocità differenti. Concordo quindi con la necessità di una riforma che valorizzi le autonomie locali, purché sia intesa come un’occasione di ridurre il gap tra le diverse aree del Paese, sostenendo i territori più in difficoltà. Sarebbe stato un disastro se il regionalismo differenziato, cosi come immaginato ai tempi della Lega, fosse andato avanti. Ci saremmo trovati servizi di serie A e servizi di serie B, vedi ad esempio gli asili nido comunali che in tante Città del nord sono garantiti grazie ai trasferimenti statali e a Reggio Calabria abbiamo riaperto grazie alle risorse europee della coesione, fondi che dovrebbero essere aggiuntivi e che nel tempo, purtroppo, si sono trasformati in fondi sostitutivi”.
“Credo che l’obiettivo del Governo debba essere quello di sostenere le comunità e gli Enti locali, che sono il primo avamposto per i servizi da erogare ai cittadini. In questo senso anche la legge di bilancio dello Stato, attualmente in discussione, può essere un’occasione. Rilanciamo quindi chiedendo di ridurre l’Iva al 4% sugli investimenti degli Enti locali, in particolare su quelli che riguardano scuole, incentivi per le politiche ambientali, infrastrutture e servizi per le aree periferiche”.
“I Comuni italiani stanno affrontando una transizione storica molto complessa, soprattutto per ciò che riguarda il tema delle finanze. Sono centinaia gli Enti locali alle prese con condizioni di predissesto o dissesto finanziario. Ed il riproporsi ciclico di queste situazioni, che impediscono investimenti per lo sviluppo e riducono risorse umane e finanziarie, indica che non sono la soluzione adatta per evitare sprechi e disfunzioni. Anche su questo credo che il Governo debba interrogarsi attraverso una riforma organica del Tuel nella parte che riguarda le finanze degli Enti locali. Sappiamo che c’è una disponibilità di base ed un’attenzione dedicata a questi temi, siamo a disposizione per scrivere insieme il nuovo sistema degli Enti locali che tenga come riferimento i diritti delle persone. Quando si parla di servizi essenziali ai cittadini, più che la calcolatrice, - ha concluso il primo cittadino - bisognerebbe tenere in mano la Costituzione”.