Opere d’arte rubate e vendute in Francia. Arrestati due antiquari reggini
Altri due arresti sono stati eseguiti stamani nell’ambito dell’operazione Antiques, il blitz che il 26 luglio scorso avrebbe fatto luce su un presunto giro di opere d’arte rubate in Italia e poi rivendute all’estero (QUI).
I Carabinieri del Tpc di Cosenza, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, coadiuvati, nella fase esecutiva, dall’Arma competente territorialmente, hanno messo ai domiciliari – su ordine del dal GIP presso il Tribunale Ordinario di Reggio Calabria - nei due antiquari ritenuti responsabili, in concorso, della ricettazione di un dipinto del Seicento, rubato il 19 luglio del 2016 ad un antiquario bolognese.
Come dicevamo, le misure di oggi si ricollegano all’operazione Antiques, inchiesta svolta dai militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale bruzio con il supporto dei colleghi di Napoli, e coordinata dal Procuratore Aggiunto reggino Calabria, Gerardo Dominijanni, e dai Sostituti Giovanni Calamita e dottor Alessandro Moffa.
Nell’ambito dell’attività, il 26 luglio di quest’anno, cinque persone erano finite ai domiciliari, e furono eseguite venti perquisizioni a carico di altrettanti indagati (due dei quali sono gli arrestati di oggi) accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di opere d’arte, tra cui dipinti, sculture in bronzo e marmo e oggetti chiesastici proventi di furti avvenuti in Italia e della loro esportazione illecita, per poi essere vendute, in pratica, in ambito internazionale.
Le investigazioni, avviate nel novembre del 2015 a seguito di un controllo in un antiquariato reggino e arricchite anche da attività tecniche e di riscontro mediante tramite la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dai militari del Tpc, aveva portato ad acquisire numerosi elementi di colpevolezza nei confronti dei presunti componenti di quello che venne definito come “un pericoloso sodalizio criminale”, la cui base era tra Napoli e la sua provincia e che avrebbe contato anche su ramificazioni nel bresciano.
Il gruppo - sempre secondo la tesi degli inquirenti - si occupava della ricettazione di beni antiquariali trafugati nel nostro paese e venduti, anche tramite antiquari calabresi compiacenti, in fiere di settore in Francia, come ad Avignone e Montpellier.
Allora vennero recuperate diverse opere rubate, alcune di rilevante importanza, e un ingente quantitativo di oggetti d’antiquariato esportati in Francia senza l’autorizzazione degli organi competenti del MiBACT.
Tra queste opere il dipinto oggetto della ricettazione che ha consentito l’emissione delle due misure cautelari in relazione, come motiva il GIP, “all’attualità e alla concretezza del pericolo di reiterazione del reato”.
Nello specifico, vennero ritrovati beni di rilevanza storico artistica, trafugati da abitazioni private, e tra i quali emerge, per importanza, un olio su tela del ‘700, raffigurante la “Madonna con Bambino”, di Scuola Napoletana, sparito nel 2014 da un palazzo nobiliare di Arcevia (nell’anconetano).
Al valico di Ventimiglia (in provincia di Imola), al confine con la Francia, si intercettarono poi centinaia di beni antiquariali, costituiti prevalentemente da elementi di arredo antico e di pregio, tra cui sculture in marmo e bronzo, consolle, dipinti su tavola e su tela, suppellettili antichi in argento, ceramica e porcellana.
La “merce” era trasportata con dei furgoni presi a noleggio per l’occasione. Il valore economico di tutti i beni finora sequestrati è stato stimato in circa 1,5 milioni di euro.