Blitz al Comune di Vibo, sequestrati faldoni: dai migranti agli appalti indaga la Dda
C’è la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro dietro il blitz della Guardia di Finanza avviato nella giornata di ieri al Comune di Vibo (LEGGI QUI). Sequestrati decine di faldoni, fascicoli di svariati settori, tutti quelli in capo ai dirigenti attualmente in carica.
L’attenzione delle Fiamme Gialle, il cui mandato è stato sottoscritto dal pubblico ministero Antonio De Bernardo, che il capo della Dda Nicola Gratteri ha delegato ad occuparsi del Vibonese, è stata incentrata sui faldoni che riguardano gli appalti, ma anche gli affidamenti diretti e le svariate pratiche nei settori cruciali dell’ente.
Sotto la lente è finita, inevitabilmente, la congerie di affidamenti diretti concessi nel corso degli anni scorsi e le vicende legate alla trasparenza nell’assegnazione degli appalti.
Quando erano ormai calate le ombre della sera, le luci al primo piano di palazzo “Luigi Razza” erano ancora accese e i finanzieri ancora rovistavano nei cassetti dell’ente.
Numerose le pratiche finite all’attenzione della Gdf: dall’appalto per l’illuminazione pubblica alla gestione degli sbarchi dei migranti che si sono susseguiti negli anni scorsi, fino all’interazione con aziende da tempo finite nel mirino della Distrettuale antimafia di Catanzaro.
I finanzieri – sotto l’egida del comandante Roberto Prosperi, che ha guidato in prima persona le operazioni - hanno rivolto lo sguardo anche a gare d’appalto e alla manutenzione degli impianti sportivi, senza tralasciare la rete idrica e fognaria e la pubblicità.
A tal proposito, nel mirino della Dda è finito il regolamento che la passata amministrazione aveva messo in piedi e poi ritirato. Regolamento che sarebbe in via di definizione e mancherebbe – da quanto trapela – ormai dei soli pareri tecnici.
Per quanto concerne le installazioni abusive, non saranno state certamente trascurate le denunce del commissario straordinario Giuseppe Guetta che aveva disposto, a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, l’abbattimento di alcuni impianti, poi bloccato e mandato momentaneamente in archivio.
Lungo l’elenco delle manifestazioni finite sotto la lente della Finanza, dai mercatini di Natale a “Vibo va in fiera”, passando per le pratiche dei rifiuti, fino alle strisce blu, rispetto alle quali più volte il Comune era stato interpellato dalla Procura ordinaria di Vibo Valentia.
Procura nella quale a breve si insedierà Camillo Falvo, magistrato con una lunga esperienza nella Dda di Catanzaro. Ma indubbiamente l’accelerazione impressa dalla Procura antimafia del capoluogo di regione è dettata dalla necessità di far luce su anni di malaffare in cui la criminalità organizzata, in collaborazione con la cosiddetta “zona grigia”, potrebbe aver inciso non poco sullo sfascio del palazzo cittadino, alle soglie del secondo dissesto finanziario.
Non si esclude che in tutto questo un ruolo possano averlo giocato anche i collaboratori di giustizia: malavitosi che da qualche anno collaborano con la magistratura. Su tutti Andrea Mantella, uno di quelli che il Comune di Vibo lo conosceva meglio che le proprie tasche.