Blitz a Reggio. Così “sfornavano” migliaia di dosi di marijuana, un business a “Km 0”

Reggio Calabria Cronaca

Avevano creato un vero e proprio “sistema” a “km 0” per coltivare, produrre e vendere la marijuana. La presunta organizzazione a delinquere, costituita da 13 persone - tutte fermate e arrestate questa mattina nell’operazione Pollice verde (QUI) – contava su ben tre siti in cui “produceva” la droga: un’abitazione con annesso un giardino nel quartiere di San Cristoforo e due terreni nella zona sud della città.

La marijuana veniva “sfornata” con metodologie tecnologicamente avanzate usate per garantire un’eccellente qualità dello stupefacente coltivato.

Da qui la scelta del nome per l’operazione, “Pollice Verde”, assegnato per la maniacale dedizione degli arrestati per la produzione in house dello stupefacente, con relativo know how che, di fatto, avrebbe sbaragliato la concorrenza e garantito elevati profitti.

Alle prime luci dell’alba, gli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno così smantellato la presunta organizzazione. I finanzieri hanno infatti eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere e ai domiciliari - emessa dal gip del Tribunale del capoluogo, su proposta della DDA - nei confronti di 10 persone, tutte di Reggio Calabria, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di droga e di illecita detenzione, spaccio e produzione di stupefacenti.

TUTTI GLI ARRESTATI

Le persone arrestate, secondo gli inquirenti, facevano parte del “gruppo” organizzato e che operava nella zona centro-sud della città, in particolare nei quartieri di Pellaro, San Cristoforo e centro. L’organizzazione sarebbe stata capeggiata da due di loro, Domenico Di Grande (detto “Mimmone”), di 60 anni, e Valentino Buzzan, di 59 anni, entrambi finiti in carcere.

Tra le sbarre inoltre: Roberto Bevilacqua, 35enne; Giuseppe Simone, 45enne; Domenico Genoese Zerbi (detto “Nico”), 48enne; Fabio Puglisi, 40enne; Carmelo Tommasini, 32enne; Fedele Zaminga, 43enne; Sebastiano Trunfio, 37enne. Mentre la misura ai domiciliari è stata emessa nei confronti di: Carmelo Gatto, 30enne.

L’esecuzione delle misure di oggi rappresenta l’epilogo delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, coordinate dal Sostituto della DDA, Giovanni Calamita e condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza del capoluogo dello Stretto.

“ROBA” DI QUALITÀ ED A BUON PREZZO

Durante le investigazioni, anche di natura tecnica, i militari hanno scoperto più di 200 piante di cannabis, dalle quali l’organizzazione avrebbe potuto ricavare diverse migliaia di dosi di marijuana da distribuire alle piazze di spaccio.

Negli stessi siti di coltivazione, i finanzieri hanno appurato come la marijuana venisse curata, annaffiata, raccolta, fatta essiccare e confezionata, per poi essere distribuita direttamente al consumo tramite una rete di pusher intranei, tutti stabilmente partecipi all’associazione: in buona sostanza, si trattava di un vero e proprio business “a km 0”.

Le attività di investigazione condotte dalle fiamme gialle hanno consentito di raccogliere delle prove schiaccianti a carico di tutti i presunti membri dell’organizzazione che, con la coltivazione di droga, otteneva profitti più alti rispetto ad altre “strutture”, riuscendo, al contempo, a essere di gran lunga più concorrenziale, sia in termini di qualità che in termini di prezzo.

Da un lato, infatti, riduceva sensibilmente i costi di produzione e i rischi “d’impresa connessi all’acquisto di partite di stupefacente da altri e dall’altro lato produceva con zelo e cura lo stesso, riuscendo a garantire al suo fitto giro di clienti una qualità di gran lunga superiore alla media.

LA STRUTTURA PIRAMIDALE

L’organizzazione, poi, aveva una tipica strutturapiramidale”, con ruoli interni ben definiti: Di Grande e Buzzan, i presunti capi e promotori e dirigenti, oltre a sovrintendere ai lavori di coltivazione delle numerose piante di cannabis si sarebbero anche adoperati per la ricerca dei terreni e degli altri spazi su cui avviare i lavori di produzione “in house”.

Si sarebbero poi preoccupati di tenere i contatti tra tutti i membri dell’organizzazione, così come di vendere personalmente la marijuana a una selezionata clientela o ai vari pusher “interni” incaricati della vendita al minuto.

Gli altri membri si sarebbero invece occupati di vendere la marijuana al dettaglio; di procurare all’associazione nuovi clienti; di fare da intermediari tra i capi e altri nelle cessioni di stupefacente dal valore particolarmente elevato; di coadiuvare i propri “superiori” nella materiale attività di coltivazione e cura delle piante di cannabis.

Il gip ha così emesso l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale in carcere per nove persone e ai domiciliari per un uomo, nonché quella reale del sequestro preventivo di beni mobili dei presunti capi, utilizzati per i fini illeciti dell’associazione, prontamente eseguite nella giornata di oggi