La coca del Sudamerica inondava le piazze toscane ed emiliane, dietro l’ombra della ‘ndrangheta

Reggio Calabria Cronaca

Controllava il traffico di droga, soprattutto cocaina, proveniente dal Sud America e destinata alle piazze emiliano-romagnole e toscane l’organizzazione smantellata questa mattina in un’operazione dei carabinieri che ha portato all’arresto di 9 persone e 12 perquisizioni tra le province di Bologna, Firenze, Messina, Viterbo e Reggio Calabria.

Le accuse mosse a vario titolo sono di traffico, detenzione e spaccio e di intestazione fittizia di beni.

Le indagini sono state condotte dal reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Bologna e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia locale.

Al centro dell’inchiesta, denominata Acquarius (QUI), c’è un’organizzazione ritenuta contigua e vicina ai clan di ‘ndrangheta calabresi, attivi nell'importazione di grosse quantità di stupefacente.

Un’organizzazione che avrebbe gestito il traffico da Bologna e da una cellula in provincia di Firenze. Gli indagati, secondo la ricostruzione degli investigatori, utilizzavano i più moderni dispositivi di comunicazione, resi disponibili da contatti albanesi.

GLI ARRESTATI

L'ordinanza cautelare - emessa dal gip presso il Tribunale di Bologna, Sandro Pecorella, su richiesta del Sostituto dela Dda Roberto Ceroni – colpisce come dicevamo nove persone, sei finite in carcere e tre ai domiciliari e gli arresti sono avvenuti nella città di Bologna (4), a Dicomano(FI), ad Africo (RC), a Messina e a Tuscania (VT).

Tutti “vantano” una vicinanza alla ndrangheta, in particolare al clan Morabito-Bruzzaniti-Palamara ed alla ndrina di San Giovanni in Fiore.

Nel corso delle investigazioni, infatti, diversi collaboratori di giustizia hanno tracciato i curricula criminali degli indagati. Tra questi spicca il nome di Nunzio Pangallo, cognato di Rocco Morabito, detto “Tamunga”, considerato la primula rossa dell’omonimo e ritenuto al vertice dell’organizzazione.

Morabito è noto alle forze dell’ordine perché, dopo aver trascorso una latitanza di 23 anni in sud America, è stato arrestato dalla polizia boliviana nel 2017 (QUI), per poi evadere nuovamente nel 2019 dal carcere di Montevideo (QUI).

Lo stesso Pangallo ha scontato una condanna a 15 anni per traffico di droga, durante la quale è stato nuovamente indagato perché avrebbe continuato a dare ordini alla sua organizzazione dal carcere, attraverso dei cellulari introdotti clandestinamente (la cosiddetta Operazione “Sim card”).

Nei confronti delle altre persone finite in manette sono state acclarate delle relazioni con famiglie ‘ndranghetiste, anche se non sono emersi nel corso delle indagini elementi certi che possano far ritenere che le attività criminali messe in atto fossero finalizzate a favorire l’organizzazione mafiosa.

Ma il loro modus operandi e i precedenti della maggior parte dei presunti componenti dell’organizzazione fanno pensare che l’ambito in cui si siano mossi finora non sia estraneo alla criminalità organizzata.

IL SEQUESTRO DI DROGA E L’ORIGINE DELL’OPERAZIONE

L’operazione è partita il 6 marzo 2016, quando la Polizia spagnola, su indicazione del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bologna, ha messo sotto sequestro 505 chili di cocaina trovati a bordo di una barca vela che, partita dal Brasile, dopo uno scalo nell’isola di Capo Verde, è arrivata a Barcellona.

Un carico che era destinato alle piazze di spaccio di Bologna e per questa operazione sono state arrestate sei persone dai militari bolognesi.

Durante le perquisizioni effettuate nel corso degli arresti è stato poi trovato un cellulare BlackBerry criptato in possesso di uno degli arrestati. Oggetto che ha fatto supporre agli investigatori che dietro la scoperta di quell’apparecchio ci fosse il coinvolgimento di una vera e propria organizzazione.

A seguito delle analisi del cellulare è emerso che lo stesso strumento aveva comunicato con altri telefonini criptati ubicati nel centro di Bologna.

Nel novembre del 2017, così, il nucleo investigativo ha iniziato, sotto la direzione del sostituto procuratore presso la DDA di Bologna, un’indagine finalizzata a ricostruire la rete di persone coinvolte nel traffico internazionale di cocaina.