Lettere in redazione. Tuteliamo la sardella, patrimonio del territorio
Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore, leggevo poco fa l'articolo che riprende il sequestro di bianchetto avvenuto sulle coste crotonesi, premetto che io sono un amante della natura e soprattutto del mare, ma non capisco perchè si devono distruggere quelle poche cose che ancora rimangono delle nostre antiche tradizioni. Mi riferisco alla nostra sardella, salsina piccante ormai offerta dappertutto come cibo caratteristico della nostra terra, completamento dei nostri panorami, colori e odori inconfondibili. Da poco avevo scoperto che da anni sembrerebbe che per la produzione della preziosa e piccante salsina si utilizza il "pesce ghiaccio" una "porcheria" d'acqua dolce che proviene da paesi orientali molto simile alla neonata di sardina che , da sempre, si mischia per la produzione della sardella.
Alla notizia di ciò mi ero scandalizzato, non capivo come mai si era arrivati a questa assurdità, provavo ormai vergogna nell'offrire ad amici di fuori Crotone la preziosissima e gustosa sardella. Poi ho capito perchè: sarebbe vietata la pesca della neonata, o meglio sembrerebbe che le quantità di pesca consentita sarebbe ormai ridotta a quasi 0.
Mi chiedo cosa sarebbe avvenuto se la stessa cosa fosse accaduta per i più noti cibi locali caratteristici come la pizza napoletana o la bistecca fiorentina, Guerra totale per mantenere giustamente queste tradizioni!
Fermo restando il rispetto per la natura, ma in accordo anche con la tutela della nostra salute e della nostra storia , anche culinaria, non è possibile trovare una soluzione che salvi tutti questi aspetti?
Penso sia solo questione di buona volontà e passione per trovare una soluzione equilibrata. Non sono mai stato un conservatore, nel senso della tutela sempre e comunque di tutto. Così come si ripensano in maniera "sostenibile" i centri storici, i parchi archeologici, i panorami, lo stesso può avvenire per impedire la cancellazione di una nostra parte di storia ...seppure culinaria.
Sembra un affare di poco conto ma così non è, nel mondo globalizzato solo con la tutela dei localismi si riesce a trovare il giusto confronto con il resto del mondo. Attraverso la propria peculiarità si costruisce un mondo giusto e vario, "un puzzle" di colori, tradizioni e culture insieme incatenate e rispettose tra di loro. Solo così non si rischia di essere SCHACCIATI da culture lontane, annientati e così impoveriti.
Facile prendersela con le piccole barchette che pescano il novellame per farne prelibatezze invidiate da tutti, senza poi accorgersi di quanto scempio avviene sul nostro territorio: pale eoliche a gògo e cemento armato sulla riva del mare!
Giuseppe Monizzi