I “favori” in cambio di cene e figli assunti: scattano le manette per sindaco, funzionari e manager

Reggio Calabria Cronaca

Un presunto giro di corruzione e peculato; “favori” assicurati da funzionari del Comune e ricambiati da imprenditori con diverse utilità, come ad esempio l’assunzione di un figlio in azienda, cene gratis o super scontate al ristorante.

Il tutto per favorire alcuni degli stessi imprenditori e consentirgli magari l’aggiudicazione di un appalto, oppure la realizzazione di lavori senza un regolare titolo edilizio. Finanche concertando con una coop il ribasso da presentare in un’offerta all’ente e tale da assicurargli la certezza di “prendere” il lavoro.

Insomma, tanta roba nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria che tra ieri sera e stamani ha fatto partire l’operazione Cenide, con la quale i carabinieri hanno fatto scattare le manette ai polsi di ben undici persone (QUI).

In due sono finite anche in carcere, rispettivamente il responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa e un dipendente dell’ente e facente funzioni di responsabile dello stesso ufficio.

Altre nove quelle messi ai domiciliari, tra le quali spiccano i nomi del sindaco di Villa e del presidente e dell'amministratore delegato di una delle più importanti società di navigazione, la Caronte & Tourist; ma anche un vigile urbano e professionisti, alcuni ingegneri e architetti.

Sospese poi dall’esercizio di pubblici uffici e per un anno altre cinque persone, così come un professionista che per la stessa durata non potrà svolgere la sua attività di ingegnere.

GLI INDAGATI

In carcere sono finiti dunque: Francesco Sincero Antonio Morabito, 61 anni, attuale responsabile del Settore Tecnico Urbanistico del Comune di Villa; e Giancarlo Trunfio, 65, dipendente del Comune e facente funzioni di responsabile del Settore Tecnico Urbanistico.

Ai domiciliari, invece: Giovanni Siclari, 49 anni, Sindaco di Villa San Giovanni; Antonino Repaci, 78, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società di navigazione “Caronte & Tourist Spa”; Calogero Famiani, 54, Amministratore Delegato della Caronte; Vincenzo Bertuca, 64, pensionato ed ex agente della Polizia Municipale del comune di Villa; Gaetano Bevacqua, 59, imprenditore nel settore della ristorazione; Giovanni Marco Morabito, 30, ingegnere; Alessandro Taverriti, 60, ingegnere; Tindara Orsina, 51, architetto; Antonio Artino, 52, architetto.

Sospesi dall’esercizio di pubblici uffici per un anno: Francesca Gangemi, 64 anni; Giovanna Tedesco, 45; Mario Pitasi, 63; Vincenzo Cama, 58; Rocco Messina, 66. Non potrà infine esercitare l’attività professionale di ingegnere, anche lui per 12 mesi, Alessandro Iacono, 40 anni.

I “RACCONTI” DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

L’attività investigativa - coordinata dai Sostituti distrettuali Walter Ignazitto e Gianluca Gelso - prende le mosse dal riscontro delle dichiarazioni rese da Vincenzo Cristiano, oggi collaboratore di giustizia e all’epoca appartenente alla cosca di ‘ndrangheta Bertuca, che opera nel mandamento di Reggio Calabria.

La figura centrale emersa nell’ambito dell’indagine è quella dell’ingegnere Francesco Morabito, attuale responsabile del Settore Urbanistico del Comune di Villa, che nel periodo delle investigazioni si sarebbe reso responsabile di diverse e presunte condotte illecite che integrano l’ipotesi di reato della corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato.

La vicenda corruttiva principale su cui è stata posta attenzione è stata l’esecuzione del “progetto per la riorganizzazione dell’area Villa Agip con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione” da parte della società Caronte & Tourist.

IL PERMESSO PER LA BIGLIETTERIA E L’ASSUNZIONE DEL FIGLIO

Questa vicenda avrebbe visto da un lato il coinvolgimento di Antonino Repaci e di Calogero Famiani, rispettivamente Presidente del Cda ed Ad della società di navigazione, e dall’altro il diretto interessamento di Morabito e del geometra Giancarlo Trunfio.

La tesi è che quest’ultimi due abbiano agevolato - con atti contrari ai propri doveri d’ufficio - la realizzazione dei lavori di ammodernamento della nuova biglietteria automatica.

In particolare, in cambio della promessa di assunzione di Gianluca Trunfio, figlio di Giancarlo, da parte della Caronte & Tourist, il responsabile del Settore Tecnico e il facente funzioni avrebbero adottato un provvedimento autorizzativo ritenuto illegittimo, a firma di Trunfio, per consentire all’azienda una rapida realizzazione dell’opera e senza un regolare titolo edilizio.

Sempre nell’ambito dell’esecuzione dell’opera, poi, vi sarebbero state altre condotte corruttive, attraverso le quali i due manager indagati, avrebbero promesso di elargire delle utilità ad amministratori comunali, che in cambio si sarebbero messi a loro disposizione.

Nello specifico, il presidente dell’azienda, Repaci, si sarebbe mosso anche con il vertice dell’amministrazione, il sindaco Giovanni Siclari, così da assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la società aveva progettato la realizzazione dei lavori, un’area che tuttavia risultava di proprietà dell’Anas.

LA “CONCESSIONE” AL RISTORATORE

Le investigazioni avrebbero portato a scoprire, ancora, un’altra presunta corruzione: protagonista della vicenda, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe di nuovo Francesco Morabito, che avrebbe favorito l’iter procedimentale delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, un noto imprenditore che opera nella ristorazione e gestore di una sala ricevimenti, “Villa Chiringuito”, a Cannitello di Villa San Giovanni. Un favore che sarebbe stato ricambiato con ad esempio cene gratuite o grossi sconti economici per sé e per altri.

L’APPALTO DEL LUNGOMARE E PER LE PULIZIE AL COMUNE

L’indagine avrebbe condotto inoltre a constatare come l’ingegnere Morabito avrebbe indirizzato “illecitamentel’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva delle opere di riqualificazione del lungomare Fata Morgana, sempre a Villa, a favore di un raggruppamento temporaneo di professionisti, in cui avrebbe inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neo laureato in ingegneria.

Con le stesse modalità, ritenute “illegali”, l’ingegnere Morabito, e si presume in concorso con Vincenzo Cristiano, avrebbe turbato la gara del Comune per l’aggiudicazione in favore della Cooperativa Sociale Pandora e relativa agli appalti per l’affidamento del servizio di pulizia dei locali dell’ente, negli anni 2014 e 2016.

In particolare, gli investigatori sostengono che sempre Morabito abbia concordato con Lucia e Vincenzo Bertuca (la prima amministratore unico e rappresentante legale della coop e il secondo ritenuto il titolare di fatto dell’azienda) la presentazione dell’offerta, predeterminando le modalità e l’entità del ribasso da proporre e così garantendogli, preventivamente, l’aggiudicazione dell’appalto.

Questa contestazione risulta aggravata dalle modalità mafiose, perché commessa in concorso con Cristiano, che come dicevamo all’epoca avrebbe fatto parte della cosca Bertuca.

Il blitz è stato eseguito dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dai colleghi di Milano, Brescia e Messina. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale del capoluogo dello stretto. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.