‘Ndrangheta. Pioggia d’arresti nel vibonese, disarticolate le cosche locali: oltre 400 gli indagati
Oltre 300 persone destinatarie di un ordine di arresto, più di 400 gli indagati, tutti accusati - a vario titolo - di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati sempre dalle modalità mafiose (QUI ALTRI DETTAGLI).
Dalle prime luci dell’alba di oggi i Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia stanno eseguendo una misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura distrettuale antimafia, a carico esattamente di 334 soggetti e così disarticolando tutte le organizzazioni della ‘ndrangheta che operano nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi.
Nella maxi operazione, chiamata in codice “Rinascita-Scott”, i militari dell’Arma stanno anche notificando un provvedimento di sequestro di beni per un valore di circa 15 milioni di euro.
L’imponente blitz, frutto di indagini articolate e durate per anni, oltre che la Calabria sta interessando varie regioni d’Italia dove la criminalità organizzata del vibonese si è ormai ramificata: dalla Lombardia al Piemonte, dal Veneto alla Liguria, dall’Emilia Romagna alla Toscana, così come nel Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata.
Alcuni indagati sono stati localizzati e fermati all’estero, in particolare in Germania, Svizzera e Bulgaria ed in collaborazione con le forze di Polizia di quei Paesi dove sono stati eseguiti dei mandati di arresto europei emessi dall’autorità giudiziaria di Catanzaro. Nell’imponente blitz sono impegnati 2500 Carabinieri del Ros e dei Comandi provinciali che in queste ore stanno lavorando sul territorio nazionale supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile.
I LEGAMI CON LA POLITICA E I “TRE QUARTINO”
L’inchiesta, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, avrebbe consentito non solo di individuare e smantellare gli assetti della criminalità vibonese in Italia e all’estero ma anche di far emergere delle presunte cointeressenze con personaggi del mondo politico, dell’imprenditoria, ma anche di ambiti professionali.
Tra le persone finite in arresto anche un noto penalista del foro di Catanzaro, Giancarlo Pittelli, 66 anni, che è stato deputato, eletto nel 2001, e professionista noto sia in ambito nazionale che internazionale.
Candidato per la Casa delle Libertà nel collegio uninominale di Soverato, nel corso della legislatura è stato membro della Commissione Giustizia alla Camera di deputati. Per lui si ipotizza la partecipazione all’associazione mafiosa e gli inquirenti avrebbe dei avuto rapporti con esponenti di spicco della ‘ndrangheta.
Tra i politici coinvolti, poi, ci sarebbe anche Gianluca Callipo, giovane sindaco di Pizzo Calabro e presidente dell’Anci Calabria.
In manette, inoltre, il presunto boss di Limbadi, Luigi Mancuso e quello di Tropea, Antonio La Rosa (detto “Ciondolino”). In arresto finanche il comandante della polizia municipale di Vibo, Filippo Nesci, così come noti imprenditori nel settore dell’edilizia, della ristorazione e dell’abbigliamento.
Gli investigatori hanno documentato dei summit di ‘ndrangheta finalizzati al conferimento di promozioni e di incarichi ad affiliati di rilievo, acquisendo elementi di riscontro in merito alle formule rituali utilizzate dai sodali per l’assegnazione del grado di “tre quartino”.
TRA NOMI “ECCELLENTI”, BOSS E “NUOVE LEVE”
L’ordinanza di custodia cautelare ha disposto il carcere per ben 260 persone, 70 quelli finiti ai domiciliari e in quattro sottoposti al divieto di dimora.
L’elenco dei nomi eccellenti finiti nelle maglie degli inquirenti, inoltre, non si ferma all’ex deputato e al giovane sindaco di Pizzo. Tra i 416 figurano anche l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, l’ex consigliere comunale di Vibo Vincenzo De Filippis, il comandante della Polizia municipale di Pizzo Calabro Enrico Caria, l’avvocato Francesco Stilo.
Colpo, ovviamente, ai presunti appartenenti alle principali famiglie mafiose della provincia del Vibonese: i Mancuso, appunto, ma anche i Soriano di Filandari, i Barba e i Pardea di Vibo.
Le porte del carcere si sono spalancate, come dicevamo, per il boss di Limbadi e Tropea, così come per Francesco La Rosa di Tropea, detto “U Bimbu”; esponenti delle cosiddette “nuove leve” di Vibo, come Mommo Macrì, Domenico e Giuseppe Camillò, Vincenzo Mantella, Loris e Giuseppe Palmisano.
Ed ancora, esponenti ritenuti “di primo piano” dei Barba e dei Pardea: Nicola, Franco Barba e Bruno Barba, Antonio Francesco Pardea; Carmelo e Giovanni D’Andrea, Giovanni Giamborino di Piscopio, Michele Bonavota di Sant’Onofrio, Michelangelo Barbieri di Pannaconi, Graziella Silipigni e Rosetta Lopreiato di Filandari, Agostino Redi di Limbadi, Antonio Prestia di San Calogero, Pasquale e Francesco Gallone di Nicotera. Tra gli imprenditori coinvolti Gianfranco Ferrante, Vincenzo Renda, Mario Artusa e Orazio Lo Bianco tutti di Vibo, e Francesco e Carmelita Isolabella di Pizzo Calabro.
GRATTERI: "OPERAZIONE PIU' GRANDE DOPO MAXI PROCESSO"
Di una cosa è certo Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, quella di questa mattina è
“la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo”, grazie alla quale la Procura ha “disarticolato completamente le cosche della provincia di Vibo ma ha interessato tutte le regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia”.
Nel corso del servizio della Tgr Calabria, ha dato i numeri sulla maxi operazione, affermando che l’ordinanza di custodia cautelare può contare su “250 pagine di capi d’imputazione e 13.500 pagine” in totale. Per 15 milioni di beni sequestrati in tutta Italia, “si tratta soprattutto di azienda – spiega il magistrato – che facevano riciclaggio di denaro di provenienza illecita”.
L’inchiesta, partita tre anni fa, ha coinvolto quella che Gratteri definisce “una famiglia importante, che si relaziona anche con professionisti, con gente appartenente ai quadri della pubblica amministrazione”, tutti al servizio del clan dei Mancuso, tanto che il magistrato non parla più di colletti bianchi, bensì di “professionisti organici alle cosche”.
I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza che si terrà alle 11 nella sede della Procura della Repubblica di Catanzaro e alla quale parteciperanno il Procuratore Nicola Gratteri, il Comandante del Ros, il Generale di Divisione Pasquale Angelosanto, e il Comandante della Legione Carabinieri Calabria, il Generale di Brigata Andrea Paterna.