Gli alunni del Calabretta ad Auschwitz con il Treno della Memoria
Una delegazione dell’IIS Guarasci-Calabretta di Soverato, composta di 30 ragazzi e ragazze, provenienti dalle classi VA afm VBafm VBt V rim e V sia dell’ITE, è appena rientrata dalla partecipazione al “Treno della memoria”, iniziativa che coinvolge da anni moltissime scuole e migliaia di studenti di tutta Italia.
La delegazione, accompagnata dai docenti Giovanni Bove Bruno Furina Concetta Gallelli Massimo Iiritano e Maria Palazzo, ha condiviso questa straordinaria esperienza formativa con alcune classi provenienti dalla Puglia e dalla Campania, sotto la guida degli educatori e dei formatori dell’associazione. Il viaggio, lungo e faticoso, è stata un’opportunità unica per la condivisione di esperienze, sensibilità, punti di vista, prima e durante la visita emotivamente assai impegnativa dei luoghi della deportazione e dello sterminio. In particolare, i ragazzi si sono recati come “tappa intermedia” a Praga, dove hanno visitato il campo di Terezìn, noto per la commovente testimonianza dei tanti bambini e degli artisti lì rinchiusi, prima della deportazione nei campi di sterminio.
Quindi, arrivati a Cracovia, hanno potuto conoscere, sempre condotti da guide sensibili e preparate, il quartiere ebraico e il ghetto di Cracovia, città popolata prima del 1939 da circa 70.000 ebrei, e la fabbrica di Schindler, sede di un museo interattivo particolarmente efficace. Infine la giornata più dura è stata senza dubbio quella trascorsa tra Auschwitz e Birkenau, dove i ragazzi hanno potuto attraversare i luoghi della desolazione e del terrore, dove si tocca con mano e si avverte sulla pelle tutta la dismisura del male, la sua incomprensibile gratuità, i suoi eccessi impensabili.
Così come era avvenuto nella visita alla città ceca di Lidice, completamente distrutta, rasa al suolo, cancellata dalla carta geografica, per una terribile rappresaglia ordinata da Hitler in risposta ad un attentato. Anche qui centinaia di abitanti, giovani, anziani, e 99 bambini, tutti condotti allo stermino nelle camere a gas di Auschwitz e Birkenau.
La delegazione del Calabretta di Soverato ha partecipato a questa tappa del “treno della memoria” insieme a quelle del Liceo Siciliani e del Liceo Galluppi di Catanzaro, con i quali ha condiviso anche i momenti formativi precedenti alla partenza e l’organizzazione. Particolarmente toccanti e sinceri gli interventi e le testimonianze che alcuni dei ragazzi hanno voluto donarci, dei quali ci piace citare qui alcuni passaggi:
“Quando il viaggio ci è stato proposto, non avevo ancora raggiunto la consapevolezza acquisita dopo aver affrontato le prime tappe di questo percorso. Non mi riferisco alla consapevolezza dell’evento storico, perché tutti i libri di storia affrontano l’argomento, tutti i film riflettono l‘orrore di ciò che è stato e tutti noi abbiamo dunque la possibilità di possedere un’ampia conoscenza di questo tragico episodio. Ma è solo visitando i luoghi in cui tutto è avvenuto, che realizzi concretamente ciò per cui, fino a quel momento, ti eri dispiaciuto e magari anche commosso, ma con una certa distanza. Distanza infranta nel momento in cui ad un passo da te, hai le testimonianze di ciò che avevi solo potuto immaginare. Come potrebbe non far commuovere un disegno realizzato da un bambino innocente, che ritrae ciò che vive, una realtà della quale è succube e dalla quale non può sfuggire? O ancora, come potrebbe non smuovere nulla in te stesso, un luogo in cui ad una cifra immaginabile di gente è stata rubata la dignità? Il Treno della memoria è stato un viaggio edificante, sia dal punto di vista della riflessione a livello personale sia dal punto di vista della socializzazione e del confronto con altra gente. Un’esperienza dai mille risvolti, che difficilmente dimenticherò”. Maria Lucia.
“Il Treno della Memoria è stata un’esperienza che mi ha fatto molto riflettere. Riflettere sull’atrocità del genere umano, sulla cattiveria infinita degli uomini. Mi ha fatto capire che dobbiamo essere più tolleranti nei confronti dei “diversi” (che poi tanto diversi non sono), ma anche più intolleranti affinché questo orrore non possa ripetersi mai più. Più che un viaggio attraverso l’Europa alla scoperta dei luoghi del genocidio più grande della storia, è stato un viaggio dentro me stessa: avverto che qualcosa sta cambiando, mi sento quasi “responsabile”, partecipante attiva di questa sorta di Resistenza contro ogni tipo di ghettizzazione rivolta indistintamente a tutti gli esseri umani perché, citando Primo Levi, “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Daphne
“Ho provato a capire cosa riuscivano a provare quelle povere persone in quel momento, da quando venivano deportati nei ghetti fino all’ultimo momento in cui sono stati deportati nei campi di concentramento e di sterminio”. Domenico
“Visitare i campi di concentramento e di sterminio di Terezin, Auschwitz e Birkenau è stata un esperienza che i libri non ci raccontano, o che raccontano in parte tralasciando i fatti più crudeli che un uomo può fare ad un altro uomo, ma che io ho percepito attraverso gli occhi, e stando molto attento alle parole della guida che mi ha permesso di poter “immaginare” quello che hanno provato in questi luoghi le persone deportate”. Antonio Giorgio.
“Camminavamo in quell’enorme campo di Birkenau. Faceva freddo, ci lamentavamo tutti e questo ci ha fatto ancora più riflettere su come potevano soffrire quegli uomini, quelle donne, quei bambini che arrivarono in quei campi e non sapevano ciò che gli spettava. Molto di loro già dopo 50 minuti che scesero da quel treno erano spariti, erano scomparsi! E l’altra restante parte era costretta a soffrire, a lavorare, pensando forse di riuscirsi a salvare ma non fu così. Oltre 1.300.000 furono i deportati, e più di 1.100.000 persero la loro vita. Per quanto ci sforzavamo ad immedesimarci in loro, non era semplice, era inimmaginabile ciò che è successo 75 anni fa.” Monica.
Tra il campo di Auschwitz e di Birkenau quello che mi ha colpito di più è stato proprio quest’ultimo in quanto rivolgendo lo sguardo in qualsiasi punto non si riusciva a vedere la fine di questa immensa distesa. È proprio lì che ho sentito sul mio corpo la sofferenza che avrebbero potuto provare tutte quelle persone ad affrontare quei kilometri a piedi, nudi, denutriti e costretti a lavorare al freddo e al gelo. Mai avrei immaginato tutto ciò, leggerli sui libri non ti da le stesse emozioni quanto viverle di persona camminando sullo stesso terreno dove 75 anni fa camminavano migliaia di persone senza nessuna speranza di ritornare nelle loro case e soprattutto dalle loro famiglie. Marika
“Questi 10 giorni sono stati, per me, molto significativi, mi hanno aiutata ad adattarmi e a non dare più per scontato tutte quelle piccole cose che a noi possono sembrare banali, come la fortuna di possedere una casa riscaldata, come dice Primo Levi in “se questo è un uomo”, la possibilità di ricevere un pasto caldo e di trovare volti amici. La visita al campo di concentramento di Auschwitz e Birkenau mi ha fatto capire fino a che punto può arrivare la cattiveria umana, perché non è accettabile che un uomo arrivi a togliere il nome e la dignità ad un suo fratello”. Diana
"Giudicare persone per la loro religione, usanze… La trovo una cosa orribile. Noi uomini siamo tutti uguali, e questo viaggio ci ha permesso di capirlo appieno. È stato un grande errore, quindi ritengo che ricordare questo orribile episodio sia importante per riflettere affinché non si ripeta più". Giada