Assente dal lavoro per quasi 50 settimane, scatta il sequestro per medico dell’ospedale
Quasi una cinquantina di settimane di assenza ingiustificata in tre anni per un medico dell’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro e che ieri si è visto recapitare un provvedimento di sequestro, ai fini della confisca, per poco più di 70 mila euro.
Ad eseguire la misura, emessa dal Gip Paola Ciriaco, sono stati i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria del capoluogo.
Il dirigente è stato anche iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio: secondo gli investigatori si sarebbe appunto assentato indebitamente, e in diverse occasioni, dal suo posto di lavoro, maturando in meno di 36 mesi numerosissime assenze ingiustificate regolarmente retribuite e mai recuperate.
I fatti risalgono agli anni tra il 2014 e il 2016, periodo nel quale il medico ricopriva l’incarico di direttore di struttura semplice del nosocomio catanzarese, prima di diventare direttore di una struttura operativa complessa del Pugliese-Ciaccio.
Le indagini, dirette dal pubblico ministero Stefania Paparazzo, con il coordinamento dell’Aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri – mirano a dimostrare che lo specialista, pur presentandosi regolarmente in servizio, avrebbe svolto e quasi sempre il proprio orario in misura inferiore a quella d’obbligo, allontanandosi senza alcuna giustificazione e senza completare lo stesso orario obbligatorio, previsto da contratto in 38 ore settimanali. Così facendo sarebbe arrivato a contabilizzare 1.804 ore di assenza, pari - appunto - a oltre 47 settimane lavorative.
Nel corso del tempo, le strutture amministrative dell’azienda ospedaliera avevano avvisato lo specialista dell’ingente debito orario accumulato, ma ciononostante l’indagato non avrebbe adottato nessuna iniziativa per risolvere il problema.
Tutte le prestazioni lavorative non eseguite sono state comunque regolarmente retribuite, per il totale dei 70 mila euro oggi sequestrati, causando un danno all’azienda, sia in termini economici che di efficienza complessiva, considerati i lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie in Calabria.
Il sequestro è andato a colpire i conti correnti del medico ed ha riguardato gli stipendi che sono ritenuto come guadagnati indebitamente.
Al momento sono in corso degli approfondimenti anche sulle strutture dirigenziali dell’azienda ospedaliera, con l’obiettivo di individuare eventuali responsabilità in capo ai superiori gerarchici del professionista, per non aver impedito le contestate “condotte assenteistiche”.
Al termine delle indagini di polizia giudiziaria, d’intesa con la Procura della repubblica, gli elementi accertati potranno essere comunicati anche alla Procura regionale della Corte dei Conti così da accertare se vi sia stato un eventuale danno erariale.