Fase 2, Federmoda Crotone lancia appello alle istituzioni
Attivarsi per garantire un aiuto reale alle imprese, con contributi a fondo perduto e detassazione per tutto il 2020. Queste le richieste di Federmoda Crotone alle istituzioni da attuare nella fase 2 che ricorda il problema delle imprese del settore: la liquidità. “Con la merce bloccata nei magazzini e una riapertura “fuori stagione” sarà più facile rimanere chiusi ed aspettare tempi migliori se non si trova una soluzione”, scrive Antonio Casillo, presidente di Federmoda Crotone.
Così, in attesa di conoscere le soluzioni che il Governo prospetta per la fase 2 dell’emergenza sanitaria Covid-19, Federmoda Crotone mette in luce le preoccupazioni del settore dell’abbigliamento e della moda in generale.
La denuncia di Federmoda Crotone è chiara: “Le norme del distanziamento sociale, e tutte quelle a cui il settore dovrà attenersi, non prendono in considerazione le dinamiche della vendita. La preoccupazione è tanta perché per queste imprese è vitale ripartire, ma è necessaria certezza sui tempi e sulle misure da adottare. Non si può operare come per i negozi di abbigliamento e calzature per bambini, che da un giorno all’altro hanno appreso di poter riaprire, con la conseguenza che in molti hanno deciso di rimanere chiusi e non rischiare.
“Non dobbiamo dimenticare che la stabilità finanziaria delle nostre aziende è fragile se non a serio rischio: non è pensabile immaginare saldi di fine stagione prima di agosto ed è irragionevole parlare di vendite promozionali con le collezioni invernali intatte nei negozi chiusi. Le proposte che si stanno valutando, ovvero capi di abbigliamento da sanificare dopo ogni contatto o in caso di reso, tessuti toccati con guanti e non a mani nude, obbligo di acquisto in caso di prova, sono tutte soluzioni che ostacoleranno enormemente la vendita”.
Allo stesso tempo per Casillo le “regole da attuare, quali l’eventuale ampliamento delle fasce orarie per evitare il sovraffollamento, la presenza di non più di tre persone su 40 metri quadri e la regolamentazione, dove possibile, di percorsi di entrata e di uscita differenti, sono tutte regole che, unitamente all’uso dei guanti e delle mascherine, al distanziamento sociale, alla sanificazione, non sono compatibili con la dinamica di vendita di abbigliamento, scarpe, accessori”.
Annuncia poi che Confcommercio sta predisponendo un vademecum per “consentire ai nostri operatori di potersi adeguare alle prescrizioni presenti nella normativa vigente. Le regole della fase 2 devono, comunque, essere riviste sulla base delle esigenze concrete del settore, altrimenti si rischia il fallimento e la chiusura definitiva di queste vetrine. Solo se si terrà conto delle esigenze dei negozianti saranno rispettati sia il diritto alla tutela della salute di clienti e lavoratori, che quello dei commercianti a lavorare nel modo adeguato e si eviterà il conseguente ed ulteriore svuotamento delle nostre città”.