Gdf Reggio. Scoperta frode sugli aiuti in agricoltura

Reggio Calabria Cronaca

Sono tre le persone colpite da provvedimenti di natura cautelare ed interdittiva nell’ambito di un’operazione portata a termine dai finanzieri della Tenenza di Melito di Porto Salvo. In esecuzione di quanto disposto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, gli uomini delle Fiamme Gialle melitesi hanno proceduto in particolare all’arresto del titolare di un’azienda agricola, riconducibile alla cosca Rodà - Casile operante nel territorio di Condofuri (RC). L’accusa contestata ai responsabili A.R. ed il rispettivo figlio D.R., destinatari rispettivamente della misura restrittiva degli arresti domiciliari e del divieto temporaneo di esercizio dell’impresa agricola, è di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ex art. 640-bis c.p. per aver - con artifizi e raggiri in esecuzione di un medesimo disegno criminoso - percepito sine titulo contributi erogati dall’AGEA, l’Ente statale preposto al pagamento dei fondi U.E. destinati ai produttori agricoli, a vantaggio delle omonime aziende agricole di cui risultavano a suo tempo titolari.

L’ammontare dei contributi agricoli indebitamente percepiti, evidenziati all’esito degli accertamenti svolti dai finanzieri per gli anni dal 2004 al 2009, si attesta ad oltre 104.000 euro. Per i citati soggetti e per un’altro familiare, F.S., coinvolto nella vicenda, è inoltre scattato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente dei beni e delle somme di denaro fino al concorrere del valore di € 100.000. Le indagini, anche sulla base della collaborazione con l’AGEA, hanno rivelato la singolarità di una vicenda che finora conta ben pochi precedenti nell’ambito delle frodi ai danni dello Stato e dell’UE. Nel caso di specie, è, infatti, stato accertato come i soggetti in questione, attraverso l’esibizione di una mendace e capziosa documentazione erano riusciti ad indurre in errore l’AGEA conseguendo, così, un ingiusto vantaggio patrimoniale per oltre 100.000 euro. Nello specifico, il meccanismo truffaldino, realizzato attraverso la colpevole inerzia di funzionari comunali, si sostanziava nel certificare la proprietà di terreni di fatto già oggetto di un precedente provvedimento di confisca emesso dall’A.G. ai sensi della legislazione antimafia (art. 2-ter della L. 575/1965), divenuto definitivo dal 1995 con sentenza della Cassazione. Per tali ultimi profili sono, peraltro, state avviate proficue e sinergiche azioni di coordinamento con l’Agenzia Nazionale per i beni confiscati e sequestrati che sta esaminando gli aspetti di propria competenza.