Voto di scambio in Piemonte, rinvio a giudizio per l’ex assessore di Fratelli d’Italia
Rinvio a giudizio per Roberto Rosso, ex assessore regionale in Piemonte di Fratelli d’Italia, accusato di scambio elettorale politico-mafioso.
È la decisione del gup Elena Rocci della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Il rinvio a giudizio riguarda anche altri dieci imputati nell’inchiesta Fenice (QUI) - che avrebbe fatto luce sulla presenza della ‘ndrangheta nel Nord-Ovest del paese (QUI) - e tutti imputati nel processo che è stato fissato per il prossimo 9 luglio ad Asti.
L’ex assessore è infatti accusato di aver cercato e ottenuto l’aiuto elettorale dalla ‘ndrangheta alle Regionali del 2019. Nel frattempo il giudice per le udienze preliminari ha disposto il rinvio a giudizio per lui e altri sette indagati, tra cui l’imprenditore Mario Burlò.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia, Rosso avrebbe promesso 15mila euro a due uomini (QUI), ritenuti esponenti della cosca Bonavota di Vibo Valentia (QUI), che in cambio avrebbero dovuto procacciare voti per le regionali del 26 maggio del 2019. Rosso avrebbe conosciuto i due tramite un’intermediaria, ma ha sempre affermato di non essere a conoscenza dei precedenti.
Nel corso delle indagini, che hanno poi portato all’arresto di Rosso, il Gico della Guardia di finanza, che stava indagando sulla presenza di uomini legati alla ‘ndrangheta nel territorio di Carmagnola (nel torinese), ha documento la trattativa tra il politico e i due, Francesco Viterbo e Onofrio Garcea, quest’ultimo già condannato in appello essendo ritenuto un esponente di spicco della ‘ndrangheta a Genova.
Passato il voto, il politico non sarebbe rimasto soddisfatto del loro aiuto e avrebbe quindi pagato meno della somma pattuita, 7.900 euro, di cui 2.900 sarebbero certi.
Nel frattempo il partito di Giorgia Meloni si è costituito parte civile nel procedimento penale, insieme alla Regione Piemonte e a Libera, e lo scorso lunedì Rosso è stato epurato da Fratelli d’Italia.