Bologna. “In odore di mafia”, sigilli ai beni di un imprenditore cutrese
La Divisione Investigativa Antimafia di Bologna ha sequestrato oggi dei beni, del valore di oltre 10 milioni di euro, a Francesco Falbo, 55enne originario di Cutro, nel crotonese, ma domiciliato a Sorbolo, in provincia di Parma.
Falbo, pregiudicato in altre vicende giudiziarie, è emerso nell’indagine “Aemilia” (QUI) essendo ritenuto come il collegamento tra la criminalità organizzata calabrese che opera in Emilia e l’imprenditoria locale, “poiché - sostengono gli inquirenti - entrato consapevolmente in rapporto con la ‘ndrangheta per trarne vantaggio”.
Il 55enne è risultato coinvolto nel cosiddetto “affare Sorbolo”, un’imponente operazione di lottizzazione immobiliare con la quale sarebbe stato reimpiegato il denaro della cosca cutrese dei Grande Aracri e per cui sono stati già condannati, con sentenza passata in giudicato, diversi presunti esponenti della ‘ndrangheta emiliana: Giuseppe Giglio, Giuseppe Pallone, Salvatore Cappa, Romolo Villirillo e Donato Agostino Clausi.
In questo contesto Falbo viene considerato ideatore dell’operazione immobiliare e proprietario dei terreni che passando da agricoli a edificabili avevano reso possibile la stessa operazione.
L’uomo è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Reggio Emilia e deve essere giudicato per l’ipotesi di reato di reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa.
Il sequestro di oggi è scaturita da degli accertamenti patrimoniali e finanziari svolti dalla Dia bolognese e che avrebbero permesso di dimostrare una sproporzione tra i redditi dichiarati da Falbo e i beni nella sua disponibilità.
Una posizione, questa, condivisa dal Tribunale che lo ha anche qualificato come “soggetto indiziato di appartenere alla associazione ‘ndranghetista operante in Emila Romagna, quantomeno a partire dal 2003”.
Le operazioni, condotte con la collaborazione della Divisione investigativa antimafia di Firenze e di Catanzaro oltre che dei Carabinieri del Comando Provinciale di Parma, ha portato ad apporre i sigilli a 23 immobili tra fabbricati e terreni in Emilia, Lombardia e Calabria; a sei società di capitali; sei autoveicoli oltre che a diversi rapporti bancari.
Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bologna, presieduto da Francesco Caruso, e su proposta del Procuratore Giuseppe Amato, coadiuvato da Beatrice Ronchi della Dda.