Ferito 7 anni fa a Nicotera, svolta nelle indagini: faceva parte di un commando omicida
Luce su un duplice tentato omicidio avvenuto sette anni fa, esattamente nel novembre del 2013, a Nicotera, nel vibonese.
La Dda di Catanzaro - guidata dal Procuratore Nicola Gratteri - ha infatti emesso un avviso di conclusione delle indagini firmato dal Sostituto Antonio De Bernardo, con conseguente informazione di garanzia, nei confronti di Salvatore Zungri, 26enne di Laureana di Borrello.
L’uomo dovrà ora rispendere, appunto, dei reati di tentato omicidio in concorso con altri soggetti, non meglio identificati, ed aggravato dalle modalità mafiose.
Una svolta, questa, ritenuta “clamorosa” nelle indagini, che sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia.
Secondo la tesi degli investigatori, quello che sembrava l’obiettivo di un agguato - avvenuto nella serata del 4 novembre del 2013 a Nicotera Marina (QUI) - risulterebbe ora essere invece l’autore di un duplice ferimento.
Zungri, quindi, passerebbe oggi da vittima ad indagato: gli inquirenti sostengono infatti che abbia tentato di uccidere Giuseppe Antonio e Davide Piccolo, nella stessa serata e a pochi chilometri di distanza da dove poi venne trovato ferito.
All’epoca dei fatti il 26enne aveva appena compiuto 19 anni. A bordo di una Fiat Uno bianca, rubata qualche giorno prima a Gioiosa Jonica, si ritiene sia recato in contrada Bragò di Nicotera Marina per compiere un duplice omicidio su mandato di un esponente della cosca Mancuso, al momento non ancora identificato, e insieme ad altre persone, anch’ess finora non individuate. L’ipotesi è che, arrivato nelle vicinanze della casa dei Piccolo, il “commando” abbia sparato diversi colpi di pistola calibro 7.65.
Una missione, quella di uccidere i due, che sarebbe però fallita per la pronta e violenta reazione delle vittime che avrebbero risposto al fuoco, ferendo Zungri, poi lasciato per strada poco fuori il centro abitato di Nicotera Marina, dove venne successivamente trovato ferito perché 0da diversi colpi d’arma da fuoco e in diversi punti del corpo.
Trasportato al Pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino del capoluogo, l’allora 19enne, fu poi trasferito in prognosi riservata nel reparto di Terapia Intensiva del nosocomio di Catanzaro e lottò per giorni tra la vita e la morte.
Fortunatamente poi si riprese e si oggi si ritiene quindi che, quel giorno, non fu vittima ma protagonista di un agguato aggravato dalla premeditazione e da “motivi abietti”.
Un agguato che secondo gli inquirenti sarebbe stato organizzato per affermare la supremazia sul territorio della cosca Mancuso. In particolare Zungri avrebbe avuto con i Piccolo delle questioni in sospeso, per via di un mancato pagamento di una partita di droga (della marijuana) e un esponente del clan di Limbadi ne avrebbe approfittato per commissionargli l’omicidio in cambio della promessa di ricambiare il favore con l’eliminazione del killer che aveva ammazzato il cugino Francesco.