Bulgara ammazzata nel cosentino, si fa largo la tesi di una rapina finita male
L’ipotesi su cui centrano la loro attenzione gli investigatori è quella di un furto finito male. Da qui la ricostruzione degli eventi che avrebbero portato, il 30 agosto scorso, alla morte di Aneliya Dimova, la 55 enne bulgara ritrovata cadavere (QUI) nella sua abitazione a Belvedere Marittimo.
Nella notte scorsa i carabinieri hanno fermato il presunto assassino, un 32enne disoccupato della cittadina tirrenica, A.R. le sue iniziali (QUI): ad incastrarlo sarebbero state anche le immagini riprese da alcuni impianti di videosorveglianza.
Gli inquirenti, insomma, e in meno di 20 giorni dal fatto di sangue, credono di aver chiuso il cerchio sull’accaduto. Le indagini condotte dai carabinieri del comando di Scalea, supportati dai colleghi del Ris di Messina, fanno ritenere infatti di aver acquisito elementi sufficienti per chiarire la dinamica di quel feroce assassinio.
La vittima, che era stata trovata senza vita nel suo letto ed in una pozza di sangue oltre che col volto coperto da una federa di cuscino tenuta con del nastro adesivo, sarebbe stata colpita a morte con un oggetto contundente: i primi riscontri mostrarono difatti una ferita alla testa con una lesione al cranio (QUI).
Sulla scena erano state trovate anche delle impronte e alcuni oggetti, tra cui una bottiglia, che considerati compatibili con le ferite riscontrate alla testa della 55enne.
Dalla casa, poi, mancavano la fede della donna, ritrovata dopo in un Compro Oro di Belvedere Marittimo, oltre ad altri oggetti di valore, così come un telefono cellulare e la borsa della vittima.
Le immagini della video sorveglianza urbana, inoltre, mostrerebbero l’ingresso di una persona, presumibilmente il 32enne, nell’abitazione di Aneliya Dimova - scavalcando una ringhiera e poi passando dalla porta balcone - e da cui ne sarebbe uscito una mezzora più tardi, alle 2.40.
Anche le telecamere del compro oro dove è stata ritrovata la fede della vittima immortalerebbero il presunto assassino mentre entrava nel negozio.
Gli inquirenti hanno spiegato che sono 17 i punti caratteristici riscontrati nel raffronto delle impronte del fermato con quelle refertare in casa della donna e poi le immagini della videosorveglianza che a loro dire non lascerebbero dubbi.
Da qui l’ipotesi di una rapina, reato quest’ultimo contestato al 32enne insieme a quello di omicidio. Per lui si sono aperte le porte della Casa Circondariale di Paola.