Casinò online e gioco legale: crollo delle entrate post-Covid e nuovi regolamenti

Calabria Attualità

La pandemia di coronavirus non è ancora del tutto conclusa, ed è presto per quantificare il danno economico complessivo che ha prodotto in tutto il mondo. Tuttavia, i vari report già disponibili non lasciano alcun dubbio: tutti i settori economici e produttivi sono stati pesantemente colpiti e danneggiati, nessuno escluso. Il dato riguarda anche settori generalmente meno considerati, come quello delle scommesse e dei casinò online, che nonostante l’affidabilità e le certificazioni hanno subito pesanti perdite nel corso di questo 2020.

Il trend negativo era evidente, ma ora è possibile iniziare a quantificarlo concretamente. Nel numero di aprile di Online Gambling Quarterly, dettagliato report prodotto da MECN, società che da 15 anni analizza il mondo del betting, si era già evidenziato un crollo del mercato delle scommesse del 93%. Una cifra enorme, dovuta allo stop dei campionati sportivi in tutta Europa. Il 66% degli analisti interpellati si disse preoccupato per il futuro, prevedendo una ulteriore riduzione del mercato ed una perdita pari ad almeno il 50% dei ricavi.

Un danno enorme, che nel breve periodo potrebbe portare alla chiusura di numerosi operatori del settore – specie quelli più piccoli e con sedi fisiche – con conseguenti perdite in termini di posti di lavoro. Ma non solo: il rischio è quello di vedere ulteriormente penalizzato il gioco legale a causa delle manovre proibizionistiche messe in atto negli ultimi anni.

Il divieto di pubblicità riguardante il gioco d’azzardo voluto con il Decreto Dignità infatti ha provocato la mancanza di una corretta informazione, specialmente verso il pubblico più sensibile. Si stima infatti che durante il lockdown le ricerche online riguardanti il gioco e le scommesse siano aumentate del 29%, mentre le ricerche e le puntate sugli e-sport sono aumentati del 61%.

La mancanza di una corretta informazione e sponsorizzazione del gioco legale, quello serio, affidabile e responsabile, è una mancanza in tutti i termini, che non solo non risolve il problema della ludopatia, ma rischia di nasconderlo e di non permettere un confronto serio. Nel mentre, sono sempre di più i giovani ed i giovanissimi – i cosiddetti millennials – che si affacciano al mondo del gioco, con un aumento stimato del 31.5% rispetto allo scorso anno, affidandosi quasi esclusivamente alle informazioni reperite online e non sempre da fonti affidabili.

Un ulteriore danno causato da queste misure è di natura prettamente economica: i proventi del gioco rischiano così di finire ad ingrassare le casse della criminalità organizzata, sempre pronta ad intercettare ogni singola puntata. Un rischio concreto, che porterebbe al rafforzamento ed al consolidamento di numerose attività illecite lungo tutta la penisola, che, ovviamente, non garantiscono alcuna tutela per il giocatore.

L’attività di monitoraggio, contrasto e prevenzione, così come ricorda Riccardo Pedrizzi - presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato dal 2001 al 2006 – si realizza “anche con un’estensione massima del controllo di legalità e di trasparenza della gestione e dell’organizzazione dei giochi, e non con il divieto di vendita, l’aumento di imposizione fiscale, ed il rialzo sui prezzi, che sono in sintesi gli strumenti principali delle politiche proibizioniste”.

Politiche proibizioniste che, paradossalmente, finiscono per arrecare così un danno di natura economica proprio alle casse dello Stato. Attualmente, stando al secondo rapporto sul gioco legale del 2020, si è perso il 44.5% di entrate erariali. In soldoni: lo Stato ha incassato 14.773 milioni di euro, a fronte dei 36.601 milioni del 2019. Una cifra che si va a sommare ai mancati incassi complessivi, che il MEF quantifica in ben 149.731 milioni di euro.

Il problema, ricorda ancora Pedrizzi, è che “all’applicazione delle misure non corrisponde l’automatica contrazione dei consumi, come accade per le sigarette”. Il giocatore che lamenta un’eccessiva tassazione, insomma, non smette di giocare ma si sposta su canali alternativi, spesso gestiti dalla criminalità. Proprio online infatti sono aumentati i siti fraudolenti, facilmente ricercabili ed accessibili, gestiti direttamente da sodalizi criminali che reinvestono il denaro per altre attività illecite.

In tal senso, il Decreto Dignità ha avuto come effetto negativo, con il divieto generalizzato di pubblicità e sponsorizzazione, quello di privare una corretta individuazione dei canali di gioco legali, favorendo così la nascita di innumerevoli prodotti paralleli, solo apparentemente riconosciuti dalla Stato.

Una problematica di non facile risoluzione, che si somma così ai problemi ed alle perdite causati dal coronavirus. Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ritiene che serviranno molti mesi per tornare “alla normalità”, se non addirittura anni. I ricavi del settore sono diminuiti del 50% - così come previsto – e si prospetta un ulteriore peggioramento con la pubblicazione del terzo report annuale.