Morano Calabro, domenica assessore Caligiuri al castello
Domenica 13 marzo, alle ore 15, approssimandosi la conclusione dei lavori di recupero del Castello Normanno-svevo (XII sec), prima passeggiata ufficiale tra i luoghi e gli ambienti appena restaurati, alla presenza dell’On. Mario Caligiuri, assessore regionale alla Cultura. Oltre al primo cittadino di Morano, Francesco Di Leone, anfitrione dell’evento, prenderanno parte all’importante manifestazione: assessori e consiglieri dell’emiciclo locale, i sindaci dei Comuni appartenenti all’associazione Borghi più Belli d’Italia” e quelli del comprensorio, rappresentanti di istituzioni centrali e periferiche, autorità religiose e militari. Afferma il sindaco di Morano: “E’ tanta la soddisfazione per un ulteriore obiettivo raggiunto dalla comunità moranese, tengo a sottolineare comunità moranese in quanto grazie al lavoro dei tanti amministratori che si sono succeduti nel governo del paese domenica 13 marzo 2011 avremo l’opportunità di riconsegnare il castello medievale non solo alla città di Morano ma all’intero territorio calabrese. Un grande ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dei lavori di restauro conservativo e recupero della struttura che nei prossimi giorni diventerà patrimonio di tutti; un grazie particolare all’assessore regionale Mario Caligiuri, che con la sua presenza a Morano insieme ai Sindaci dei 10 Borghi calabresi più Belli d’Italia vuole suggellare (legittimare) una risorsa storico-culturale di notevole rilevanza”. Le origini del Castello risalgono al XII secolo allorché, sotto la spinta del condottiero normanno Roberto il Guiscardo venne edificato sui ruderi preesistenti di un antica torretta romana. La struttura, a pianta quadrangolare con quattro torri laterali ed una centrale, fu ampliata nel XV secolo dal principe di Bisignano Pietro Antonio Sanseverino, signore di Morano, sino a poter contenere più di mille uomini d’armi. Le linee architettoniche ripropongono quelle del napoletanissimo Maschio Angioino e tali sono rimaste sino alla fine del Settecento. Furono diversi i casati che lo abitarono, ultimi gli Spinelli di Scalea. I sontuosi ambienti, costruiti su tre livelli, che per sei secoli resistettero alteri alle cruente battaglie di cui la storia conserva tracce indelebili, nulla poterono contro il progressivo decadimento sfociato nell’eversione della feudalità. Saccheggiato, smembrato, offeso, verso la fine del XVIII secolo la rocca abdicava definitivamente ai vissuti fasti consegnandosi inerme alla sensibilità dei posteri.