Rimangono ai domiciliari i quattro giovani accusati di coltivare piantagione di marijuana
Rimangono ai domiciliari i quattro uomini accusati di coltivare 3.200 piante di marijuana. La IV sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Patrizia Piccialli, ha infatti accolto il ricorso dei legali dei giovani taurianovesi.
Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, presieduto da Antonio Genovese, accogliendo l’appello formulato dal pm del Tribunale di Palmi, Davide Lucisano, aveva disposto la custodia cautelare in carcere la cui esecuzione era, tuttavia, rimasta sospesa proprio in attesa della decisione della Suprema Corte.
E la Corte, all’esito della camera di consiglio, ritenendo fondati i ricorsi difensivi proposti dall’avvocato Antonino Napoli per tre giovani, e da Renato Vigna, Annunziata Modafferi e Michele Ceruso per l’altro ragazzo, che hanno contestato la legittimità del provvedimento del Tribunale della Libertà che aveva ritenuto inidonei gli arresti domiciliari a fronteggiare il pericolo di recidiva, ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale della Libertà consentendo agli imputati la prosecuzione della detenzione cautelare ai domiciliari, nell’attesa della nuova udienza innanzi al Tribunale del Riesame.
I giovani, tutti di Amato di Taurianova, erano stati arrestati e messi ai domiciliari dopo l’udienza di convalida, in quanto sorpresi dai Carabinieri di Taurianova mentre erano intenti a coltivare ben 3.200 piante di canapa indiana di altezza compresa tra i 50 e i 150 cm. La piantagione, che si trovava in località Querce di Cittanova, era alimentata con tubi di plastica collegati a delle cisterne e aveva come originale dissuasore degli odori, delle carcasse di polli.