Laboratorio di cucito nel carcere di Siano, al via la lavorazione mascherine
Nel carcere di Catanzaro si cuce. Borse, bambole, e, in tempi di Covid, anche mascherine. Il laboratorio di sartoria è nato da un'attenta attività di ascolto dei desideri dei detenuti, con lo scopo di avviare un profondo percorso di rinnovamento interiore.
La direttrice Angela Paravati racconta: "Ho sempre cercato di capire cosa sarebbero state liete di imparare, perché la rieducazione passa principalmente dallo studio e dalla formazione professionale, premesse indispensabili per svolgere un lavoro onesto una volta fuori dal carcere. E' stato possibile cogliere un input dato da una persona che ha dimostrato di tenere davvero all'opportunità che gli e stata data e di meritare fiducia. Questo detenuto non sapeva cucire quando è entrato in istituto, ma desiderava tanto avere una macchina per imparare a farlo. E così, da autodidatta, è riuscito a creare lavori di sartoria gradualmente sempre più curati, suscitando l'interesse dei compagni e dei volontari".
È risultato importante il rapporto dei volontari, il cui ingresso nel 2020 è stato precluso, a tutela della salute dei detenuti, a causa dell'emergenza epidemiologica.
Giorni fa due volontarie calabresi della Crivop Italia, Vittoria Costantino e Rosaria Vona hanno consegnato al carcere di Catanzaro quaranta metri di stoffa, materia prima indispensabile per cucire le mascherine.