Inchiesta “Pugno di Ferro”. Informò boss di un’indagine: ex poliziotto a processo
Prosegue a Torino il processo scaturito dall’inchiesta “Pugno di Ferro“, culminata nel 2019 in una serie di arresti per episodi di usura, estorsione e riciclaggio (QUI). Tra la ventina di imputati compare un ex sostituto commissario, oggi in pensione, che avrebbe informato Renato Macrì, ritenuto personaggio di spicco del clan Ursino-Scali-Macrì di Gioiosa Jonica, dell’esistenza dell’indagine nei suoi confronti.
Sul caso ha indagato la Polizia con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia del Piemonte. Oggi la vicenda è passata nelle mani dei giudici del tribunale di Torino e nei confronti del “poliziotto talpa” si procede per falso e rivelazione di segreto d’ufficio.
Gli inquirenti si dicono convinti che fra Macrì e il poliziotto vi sia stato un incontro, in seguito al quale il presunto boss si siia liberato di un telefonino tenuto sotto controllo dalla Polizia.
Il troncone del processo, celebrato in primo grado con il rito abbreviato, lo scorso ottobre si è chiuso con 18 condanne.