Il pentito Sebastiano Vecchio accusa l’ex consigliere Nicolò: “appoggiato dal clan Serraino”

Calabria Cronaca

Accuse molto pesanti arrivano per l’ex consigliere regionale Alessandro Nicolò. A farle è il neo-collaboratore di giustizia Sebastiano Vecchio, ex assessore comunale di Reggio Calabria, che parla di “un appoggio del clan Serraino” a favore del politico.

Arrestato lo scorso ottobre nell’operazione “Pedegree 2” (QUI), Vecchio ha rilascia le sue dichiarazione davanti al procuratore della Dda di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e ai pm Walter Ignazitto e Sara Amerio e il verbale è stato depositato nel fascicolo del processo “Libro Nero”, che vede imputato proprio l’ex consigliere regionale.

Vecchio avrebbe raccontato dell’appoggio ricevuto dal clan per la sua nomina di consigliere comunale nel 2007 e poi del suo legame con Fabio Giardiniere, genero di Mico Serraino che “volle fare mettere un manifesto di Nicolò affisso alla porta del suo supermercato a San Sperato”.

Sarebbe stato proprio questo gesto, secondo quanto rivela il pentito, a rendere la “cosa plateale, una manifestazione esplicita dell’appoggio della cosca al politico. So che intervennero addirittura i carabinieri, facendolo rimuovere”.

Vecchio avrebbe poi rivelato in che rapporti era con Nicolò, “l’ho conosciuto grazie ad Antonino Caridi (oggi consigliere comunale), figlio di Bruno (già presidente della VII circoscrizione)”.

Vecchio ha inoltre riferito ai magistrati di un episodio in cui rappresentò al consigliere regionale l’inopportunità di aver chiamato nella sua segreteria Pasquale Repaci, suocero del boss Filippo Chirico.

“Mi disse di stare tranquillo – ha detto il collaboratore di giustizai – e fece ‘scivolare’ il discorso. Anche Nino Caridi aveva affrontato la questione con Nicolò. Anche a lui sembrava strano che avesse chiamato giusto il Repaci nella sua segreteria, perché Caridi mi faceva notare che a Reggio era diffusa la voce che, nella scomparsa del padre di Nicolò vi fosse la mano di Filippo Chirico”.

A detta di Vecchio, “Sandro Nicolò ricordava spesso la figura del padre Pietro (scomparso nel 2004 per “lupara bianca”) commuovendosi e non parlava volentieri della sua vicenda. Io non so perchè Nicolò avesse inserito Repaci nella sua segreteria. Certo della cosa si parlava nel nostro ambiente; tanto che qualcuno pensava che la chiamata di Repaci nella segreteria fosse stata chiesta, o in qualche modo imposta, dalla cosca Libri e fosse funzionale ad allontanare i sospetti su Filippo Chirico”.