La cosca Libri: holding criminale cresciuta a pane, imprese e politica

Reggio Calabria Cronaca

‘Ndrangheta, imprenditoria e politica. Un tris che avrebbe fatto la fortuna dei Libri, la potente cosca egemone in diversi quartieri di Reggio Calabria e che stando a quanto emergerebbe dall’inchiesta “Libro Nero” (LEGGI), eseguita stamattina dalla mobile su ordine della Dda dello Stretto, avrebbe contato nel suo progetto di espansione criminale tanto su imprenditori di “riferimento quanto su uomini pubblici in posizioni importanti, soprattutto nel Consiglio regionale della Calabria.

Sulla base di quest’assunto sono finiti difatti in arresto non solo i vertici del clan, ma anche politici di spicco, come il consigliere regionale e capogruppo di Fratelli d’Italia, Alessandro Nicolò.

Per lui si sono spalancate le porte del carcere, mentre la misura afflittiva dei domiciliari è toccata a Sebastiano “Seby” Romeo, anch’egli consigliere regionale e capogruppo del Partito Democratico.

Indagato a piede libero anche un altro ex consigliere, Demetrio Naccari Carlizzi, cognato del sindaco Falcomatà ed a cui si contesta invece il concorso esterno, per aver ricevuto voti delle cosche.

I PRODROMI DELL’INCHIESTA

L’indagine rappresenta il prosieguo naturale alle investigazioni sfociate nell’operazione Theorema-Roccaforte, nel corso della quale, il 31 luglio del 2018, vennero arrestati 14 esponenti della cosca Libri e si sequestrarono altre imprese e beni mobili riferibili allo stesso clan (LEGGI).

Il blitz di oggi, invece, (condotto della Sezione “Reati contro il Patrimonio e la Pubblica Amministrazione” della Squadra Mobile) avrebbe permesso di individuare i ruoli di altri soggetti ritenuti di vertice, e di affiliati e concorrenti esterni ai Libri.

Le investigazioni farebbero emergere, “ancora una volta” viene precisato, l’esistenza e la vitalità della cosca, e della sua sub-articolazione dei Borghetto/Caridi/Zindato, attraverso costanti e consolidati rapporti tra gli associati, la mutua assistenza fornita agli affiliati detenuti ed ai loro familiari, una consapevole compartecipazione ai reati e ad una efficace ripartizione dei compiti.

LA MOGLIE E L’AVVOCATO MESSAGGERI DEL BOSS

Nello specifico, gli inquirenti sostengono che a capo del clan vi fosse dunque Antonino Caridi, che ne avrebbe “ereditato” il ruolo direttamente dal suocero defunto, Domenico Libri, detto Don Mico, storico patriarca dell’omonima cosca.

Nonostante sottoposto al carcere duro, Caridi avrebbe lo stesso continuato ad impartire direttive agli affiliati liberi, attraverso i colloqui con la moglie, Rosa Libri (figlia di Don Mico) e con l’avvocato Giuseppe Putortì, suo difensore di fiducia.

Da detenuto, così, avrebbe fatto arrivare all’esterno le sue disposizioni anche attraverso delle lettere dal contenuto criptico e con allusioni religiose, che poi Saverio Pellicanò avrebbe consegnato, a sua volta, a Rosa Libri.

L’avvocato Putortì, invece, e sempre secondo gli inquirenti, avrebbe portato a destinazione le direttive impartite dal “capo”, incontrando personalmente alcuni esponenti della cosca, sia nel suo studio che altrove e dando loro, peraltro, anche utili indicazioni in merito, come ad esempio ad eventuali attività commerciali da acquistare così da accrescere il potere economico dell’organizzazione.

Un’altra figura che emerge dall’inchiesta è poi quella di Giuseppe Libri, che al pari del cognato, Antonino Caridi appunto, durante il periodo di detenzione, dal luglio 2007 all’ottobre 2014, avrebbe continuato ad dare ordini dal carcere e a comunicare con altri componenti della cosca, attraverso le missive spedite a Giuseppe La Porta o grazie all’aiuto di un agente della Polizia Penitenziaria “infedele”, ancora non identificato. Dopo la scarcerazione, avrebbe poi ripreso ad occuparsi degli affari del sodalizio.

GLI ALTRI RUOLI DELL’ORGANIZZAZIONE

L’organizzazione, ovviamente, avrebbe contato anche su altre “figure”, oggi finite in arresto (QUI). Una di queste è quella di Saverio Pellicanò, considerato il factotum di Caridi e della moglie, mettendo a disposizione conti correnti postali a suo nome, gestendo quelli bancari intestati a ditte riferibili alla cosca, e garantendo in generale la prosecuzione delle attività illecite del e la cura dei diversi interessi.

Gianpaolo Sarica, invece, avrebbe esercitato il potere criminale del clan sulle sue aree di influenza, rapportandosi direttamente, quando non era detenuto, con Filippo Chirico, altro soggetto ritenuto di vertice nella cosca. In pratica, Sarica avrebbe incontrato soggetti affiliati allo stesso clan o ad altre verificando l’andamento delle attività commerciali di loro interesse. Un ruolo di lealtà dimostrata alla famiglia per il quale gli sarebbe stata affidata, direttamente da Caridi anche la reggenza della cosca sul quartiere San Giorgio Extra.

Il Principale collaboratore di Sarica sarebbe stato Antonio Zindato che, oltre ad essere stato suo autista ed esecutore delle direttive, avrebbe custodito armi ed eseguito materialmente dei danneggiamenti nello stesso quartiere reggino. A Sarica e Zindato, oltre al reato di associazione mafiosa, vengono contestati quelli di porto illegale in luogo pubblico di armi comuni da sparo e di estorsione aggravata, avendo costretto il titolare di un negozio di arredi a rinunciare al versamento del denaro dovuto per dei lavori di realizzazione e montaggio di alcune tende da sole e di interni nell’abitazione di Sarica, intimidendolo con l’esplosione di 8 colpi di pistola cal. 7.65 contro la serranda della sua attività.

Emergerebbe poi l’“ambasciatore” di Filippo Chirico, Giuseppe Serranò, detto “Peppi ri Ceddi”, considerato affiliato ai Libri spesso incontratosi e riunitosi con altri sodali avrebbe anche curato alcuni aspetti degli interessi imprenditoriali della cosca, intestandosi perfino una ditta, la “Innova Impianti di Serranò Giuseppe”.

LA POSIZIONE DEGLI IMPRENDITORI

L’inchiesta avrebbe poi consentito di fare luce anche sui rilevanti interessi economici e politici della cosca, svelando il presunto ruolo assunto da affermati imprenditori e noti politici locali e regionali definiti dagli investigatori come “asserviti totalmente alle volontà della consorteria”.

Gli stessi inquirenti spiegano come i Libri “in una sorta di proiezione aziendalistica che tende a reinvestire il frutto delle illecite attività, abbia favorito, nel corso del tempo, alcuni imprenditori che, prima facie, potevano sembrare avulsi da qualsiasi contesto mafioso, ma al quale di fatto ne sono risultati pienamente intranei”.

Soggetti che, in pratica, avrebbero rispostoalle logiche ed alle strategie di sviluppo imprenditoriale pianificate dai vertici della cosca” e goduto anche dei finanziamenti occulti e delle protezioni derivanti dalla stessa, assumendo così posizioni di grande rilievo nei loro settori.

Imprenditori che gli inquirenti identificano nei fratelli Francesco e Demetrio Berna, considerati come una “diretta espressione della cosca” e che, in quanto tali, da un lato avrebbero sempre goduto della protezione “capi” riuscendo ad avviare e far crescere in modo esponenziale le loro aziende, e dall’altro la cosca l’avrebbero anche finanziata.

Nel corso del tempo, i Berna avrebbero difatti conquistato delle posizioni rilevanti nel panorama edilizio ed immobiliare di Reggio Calabria.

A loro sono oggi riconducibili diverse imprese: la Berna Immobiliare S.r.l.; la Reghion Dream s.r.l.; la Berna Costruzioni Società a Responsabilità Limitata la B&S S.r.l.; la Bioarch S.r.l.; la Bioedicom S.r.l. la Management 2000 di Berna Demetrio; la Berna Immobiliare Agency Società a Responsabilità Limitata Semplificata.

Francesco Berna e anche Presidente calabrese (dal 2017), dell’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili mentre il fratello Demetrio ha anche un passato di politico al Comune reggino.

LE INFILTRAZIONI POLITICO-ELETTORALI

L’attività investigativa - effettuata sia a riscontro delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (in particolare di Enrico De Rosa), sia con intercettazioni telefoniche ed ambientali – dimostrerebbe come i Libri, nell’ottica di un sempre maggiore ed efficace sviluppo dei propri interessi criminali, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico ed imprenditoriali locali, sia stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico ed elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti e convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto che sarebbe stato vincolato a patti stipulati e a vantaggi promessi o accordati.

La cosca, avrebbe saputo elaborare, e l’avrebbe fatto tramite un medico odontoiatra, Giuseppe Demetrio Tortorella (con un passato di consigliere e assessore all’urbanistica al comune dello Stretto) e Stefano Sartiano, delle raffinate strategie per consentire l’elezione di candidati che potessero agire per loro negli organismi istituzionali.

Qui si arriva al coinvolgimento di Alessandro Nicolò, la cui ascesa politica – sempre secondo gli inquirenti – sarebbe stata supportata costantemente e fin dagli inizi dai Libri.

L’indagine avrebbe fornito importanti elementi sulla centralità del ruolo svolto - per conto della stessa cosca - dal binomio Tortorella/Sartiano in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale del novembre 2014.

In quella tornata, il clan avrebbe convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso BNicolò, che poi fu eletto consigliere regionale in quota Forza Italia, salvo poi transitare nel partito Fratelli d’Italia, di cui è l’attuale coordinatore provinciale.

GLI ACCORDI “COLTIVATI” COI DIVERSI COLORI POLITICI

Gli interessi della diade “Tortorella-Sartiano” avrebbero riguardato anche ambiti di diverso orientamento politico. Dalle intercettazioni emergerebbe infatti come la cosca puntasse a coltivare accordi mafiosi a prescindere dal colore politico, appoggiando soggetti in grado di gestire spazi di potere.

La tesi è che a questo scopo si sarebbe intessuto nel tempo rapporti di scambio elettorale politico-mafioso anche l’avvocato Demetrio Naccari Carlizzi, esponente locale del Partito Democratico, ed indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nella stessa indagine è indagato, per concorso in tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, anche il politico reggino Sebastiano Romeo, finito ai domiciliari, attuale capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale.

Stessa misura cautelare di Romeo, e sempre per la presunta tentata corruzione, è scattata - in concorso con Romeo - per il Maresciallo della Guardia di Finanza Francesco Romeo e Concetto Laganà, esponente del Partito Democratico di Melito Porto Salvo.

Le indagini puntano a dimostrare come il maresciallo abbia voluto avvicinare ed incontrare di persona Seby Romeo, per tramite Laganà, per rivelargli delle notizie riservate su delle attività di indagine che lo riguardavano; il tutto, ovviamente in cambio di favori personali.

Infine, Giuseppe Demetrio Tortorella e Stefano Sartiano devono rispondere di alcuni episodi aggravati di estorsione e turbata libertà degli incanti relativamente all’acquisito di immobili alle aste giudiziarie e per procedure che riguardavano gli stessi indagati.

LE SINGOLE CONTESTAZIONI

Entrando nel dettaglio delle singole contestazioni mosse agli indagati, partiamo proprio da Antonino Caridi (nato a Reggio il 15 gennaio del 1960) che è accusato di associazione mafiosa e per questo finito in carcere.

Stefano Sartiano (nato a Reggio il 22 agosto del 58) già detenuto, è ritenuto esponente di vertice della cosca ed indagato per estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati perché commessi da una persona facente parte della cosca; anch’egli finito in carcere.

Giuseppe Libri (nato a Reggio Calabria il 12 agosto 1958) e figlio del defunto don Mico, è indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura in carcere.

Rosa Libri, moglie di Caridi, (nata a Reggio il 14 ottobre del 1961) figlia del defunto don Mico, è indagata per associazione mafiosa e destinataria della misura in carcere.

Saverio Pellicanò (nato a Reggio Calabria il 15 marzo 1961) è indagato per associazione mafiosa e destinatario della misura in carcere.

Gianpaolo Sarica (nato a Reggio Calabria il 28 gennaio 1976) ritenuto il reggente del quartiere San Giorgio Extra è indagato per associazione mafiosa, estorsione in concorso e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo e destinatario della misura in carcere.

Antonio Zindato (nato a Reggio Calabria il 24 ottobre 1987) è indagato per associazione mafiosa, estorsione in concorso e porto illegale in luogo pubblico di arma; custodia in carcere.

Giuseppe Serranò (nato a Melito Porto Salvo il 29 gennaio 1974), indagato per associazione mafiosa; custodia in carcere.

Giuseppe La Porta (nato a Reggio Calabria il 31 gennaio 1981) piccolo imprenditore nel settore degli infissi in alluminio ed indagato per associazione mafiosa; custodia in carcere.

Demetrio Berna (nato a Reggio Calabria il 18 dicembre 1973) imprenditore del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, già consigliere al Comune di Reggio Calabria nel 2002 e 2007, oltre che Assessore al Bilancio tra il 2011 ed il 2012, indagato per associazione mafiosa; custodia in carcere.

Francesco Berna (nato a Reggio Calabria il 25 febbraio 1972), imprenditore del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione, e Presidente dell’Ance Calabria, indagato per associazione mafiosa; custodia in carcere.

Alessandro Nicolò (nato a Reggio Calabria l’8 marzo 1961), Consigliere Regionale in forza al partito Fratelli d’Italia, eletto in occasione delle consultazioni regionali del 2014 in quota Forza Italia, e capogruppo in Consiglio Regionale di FdI, indagato per associazione mafiosa; custodia in carcere.

Giuseppe Putortì (nato a Reggio Calabria l’8 febbraio 1967), avvocato penalista e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa; arresti domiciliari.

Giuseppe Demetrio Tortorella (nato a Reggio Calabria il 21 marzo del 1953) medico odontoiatra, assessore all’Urbanistica negli anni ’90 al Comune di Reggio e indagato per associazione mafiosa, estorsione e turbata libertà degli incanti; arresti domiciliari.

Sebastiano Romeo (nato a Padova il 7 maggio 1975) consigliere regionale e capogruppo in Consiglio Regionale del Partito Democratico, indagato per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso; arresti domiciliari.

Francesco Romeo (nato a Montebello Ionico il 6 novembre 1966), Maresciallo della Guardia di Finanza indagato per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso; arresti domiciliari.

Concetto Laganà (nato a Melito Porto Salvo il 18 febbraio 1967) segretario del Partito Democratico di Melito di Porto Salvo, indagato per tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in concorso; arresti domiciliari.

Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia è stato poi notificato un avviso di garanzia a Demetrio Naccari Carlizzi (nato a Roma il 3 aprile 1967), avvocato ed esponente locale del Partito Democratico, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Pur ritenendo sussistente a suo carico la gravità indiziaria il Gip non ha ravvisato l’esigenza per disporre una misura cautelare.

I BENI SEQUESTRATI

La Squadra Mobile - con l’ausilio della Divisione Polizia Anticrimine della Questura - ha proceduto contestualmente al sequestro preventivo di imprese e società su provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Nel dettaglio sono stati apposti i sigilli ai seguenti beni: Impresa Individuale Innova Impianti Di Serrano’ Giuseppe, attiva nel settore delle costruzioni di edifici, installazione ampliamento, trasformazione e manutenzione di impianti idrico sanitari, riscaldamento, gas ed antincendio ed altro.

Della Berna Immobiliare S.r.l., di Reggio Calabria, operante nel settore della costruzione di edifici residenziali e non residenziali; della Reghion Dream S.r.l. che si occupa dell’elaborazione elettronica dei dati contabili e riconducibile a Francesco Berna; alla Berna Costruzioni Società a Responsabilità Limitata (costruzione di edifici residenziali e non residenziali).

E poi: alla Management 2000 di Berna Demetrio (intermediazione immobiliare); Berna Immobiliare Agency Società a Responsabilità Limitata Semplificata (intermediazione immobiliare); Costruzioni Generali S.r.l. (costruzione di edifici e ingegneria civile); Mia S.r.l. (gestore del Ristorante Pizzeria Miamammamia).

Sigilli anche al 50% delle quote societarie della B&S S.r.l. (lavori di costruzione di edifici e di ingegneria civile); Bioarch S.r.l. (consulenza, progettazione e studi di fattibilità in campo ingegneristico); Bioedicom S.r.l. con (concessionaria pubblicitaria); Serramenti Ed Infissi Alluminio di La Porta Consolato Antonio (produzione e installazione di infissi in alluminio.

Impresa Edile Sartiano Fortunato; Impresa “Serrano’ S.A.S. Di Caterina Tiziana Serranò (gestione di una stazione di servizio); Impresa individuale “Serranò Caterina Tiziana” (gestione del Bar presso la stessa stazione di servizio).