La cosca e gli “affari sporchi” nel mandamento centro, in 28 finiscono in manette

Reggio Calabria Cronaca

Associazione di stampo mafioso, estorsioni, concorso esterno in associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di beni e valori aggravato dall’agevolazione mafiosa.

Sono questi i gravi reati contestati ai 28 arrestati alle prime luci dell’alba nel corso dell’Operazione Metameria (QUI), che ha coinvolto diversi soggetti nelle province di Reggio Calabria, Cosenza, Milano, Varese, Como, Livorno, Firenze ed Udine. In 25 quelli finiti in carcere e tre quelli posti ai domiciliari.

Un’operazione nata a seguito di una complessa attività investigativa avviata nel 2018 dai Carabinieri di Reggio Calabria e dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che nel corso del tempo ha permesso di acclarare l’operatività e le connessioni delle principali associazioni mafiose sul territorio del cosiddetto “mandamentocentro.

Tutto è nato dal trasferimento dal carcere ai domiciliari del capo storico della cosca Barreca, che “controlla” i quartieri di Pellaro e Bocale, alle porte del capoluogo dello Stretto.

Questo, non appena tornato sul territorio, avrebbe da subito ribadito il suo ruolo al vertice del sodalizio criminale, riprendendo il controllo delle operazioni illecite, coordinando le operazioni estorsive ed intimidatorie, ed intrecciando e curando i rapporti con imprenditori collusi.

Lo stesso, poi, si sarebbe occupato del mantenimento degli affiliati in carcere, sfruttando un collaudato sistema “logistico” che gli permetteva di impartire ed eseguire i suoi ordini pur essendo ai domiciliari, senza dunque uscire da casa.

Tutto ciò non è sfuggito ai militari, che hanno così potuto ricostruire i fitti rapporti criminali della cosca con gli esponenti della ‘ndrangheta reggina, come i Labate, gli Arcoti Condello e i De Stefano, scoprendo anche articolazioni con i Ficara-Latella di Croce Valanidi ed alcune famiglie di Santa Caterina.

In particolare, sarebbe emerso come un esponente dei De Stefano sia intervenuto per “mediareun atto estorsivo imposto dai Barreca a danno di un’articolazione nel quartiere di Archi.

L’esponente criminale avrebbe dunque fatto pressione per modificare gli importi delle somme richieste, nonché i tempi e le modalità di versamento.

Da questo quadro sono così scaturite le indagini, prevalentemente basate su intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre che su mirati accertamenti economici, ma che hanno permesso di mettere in luce l’assetto organizzativo della cosca Condello di Archi, facendo risaltare la collusione di diversi imprenditori, che avrebbero fornito un sostanziale aiuto al consolidamento finanziario del clan.

Questa, infatti, pare controllasse in modo occulto diverse realtà aziendali assieme a specifici rami d’azienda, dal settore automobilistico a quello turistico-alberghiero.

L’attento monitoraggio ha portato a scoprire in particolare un presunto caso di trasferimento fraudolento, ovvero l’alienazione del parco automezzi della Leonia Spa, azienda in liquidazione, che si ritiene sia stato condizionato dagli interessi mafiosi dei Condello e De Stefano.

È emerso anche il coinvolgimento di un altro imprenditore del settore turistico alberghiero operativo a Scalea e zone nelle limitrofe, i cui approfondimenti hanno permesso di disvelare dei “duraturi e costanti rapporti economici-criminali” con esponenti della cosca.

Complessivamente, sono state così sequestrate 8 imprese che spaziano dall’edilizia all’energia elettrica, dall’autospurgo alla riparazione dei veicoli, dalle pulizie alle officine meccaniche, passando per strutture ricettive e lidi balneari. Il valore di tutte le attività è di circa 6 milioni di euro.

Le indagini, condotte dal Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, sono state dirette dai Sostituti della Dda Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Giovanni Calamita e hanno mirato a riscontrare quanto raccontato da diversi collaboratori di giustizia, ovvero Maurizio De Carlo, Mario Gennaro, Vincenzo Cristiano e Roberto Lucibello, a cui si sono aggiunte quelle del collaboratore Mario Chindemi, Fabio e Francesco Berna, Giuseppe Stefano Tito Liuzzo e Roberto Moio.

GLI ARRESTATI

Questi i destinatari dell’ordinanza cautelare: Filippo Barreca, nato a Reggio Calabria il 9.10.1956, Antonino Labate nato a Reggo Calabria 11.12.1977, Francesco Labate nato a Reggio Calabria il 03.09.1980, Luana Barreca nato a Reggio Calabria l’ 8.1.1981, Domenico Calabrò nato a Reggio Calabria il 16.08.1957, Filippo Palumbo nato a Melito Porto Salvo (RC) il 04.09.1951, Pasquale Politi nato a Melito Porto Salvo il 27.03.1970.

Antonino Monorchio nato a “Le Locle” (CH – Svizzera cantone francese) il 08.11.196, Antonino Latella, detto “Nino”, nato a Reggio Calabria il 02.03.1949, Antonino Esposito, nato a Reggio Calabria il 15.09.1959, Giuseppe Leuzzo, nato a Reggio Calabria il 22.11.1967, Demetrio Gattuso nato a Reggio Calabria il 08.10.1957, Francesco Aricò nato a Villa San Giovanni il 04.08.1958.

Demetrio Condello, nato a Reggio Calabria il 23.06.1979, Giandomenico Condello, nato a Reggio Calabria l’01.02.1980, Luigi Germanò, nato a Reggio Calabria il 23.11.1974, Santo Germanò, nato a Reggio Calabria il 02.08.1971, Francesco Giustra, nato a Reggio Calabria il 12.08.1978, Nicola Pizzimenti, nato a Belvedere Marittimo (CS) il 06.05.1979

Bruno Trapani, nato a Reggio Calabria il 13.03.1957, Giovanni Trapani, nato a Reggio Calabria il 16.10.1958, Giovanbattista Fracapane nato a Reggio Calabria il 09.04.1987, Giovanni Battista Foti nato a Melito Porto Salvo (RC) il 16.10.1978, Marcello Bellini nato a Agrigento il 12.01.1976, Salvatore Campolo Amato nato a Reggio Calabria 27.01.1987, Carmine De Stefano nato a Reggio Calabria l’01.3.1968, Antonio Libri, detto “Totò” nato a Reggio Calabria il 27.12.1983, Donatello Canzonieri, nato a Reggio Calabria il 09.05.1975.