‘Ndrangheta. Inchiesta Metameria, ancora sequestri: sigilli a beni per 3 milioni

Reggio Calabria Cronaca

Un sequestro di beni del valore stimato in circa tre milioni di euro è scattato a carico di un uno degli indagati nell’ambito dell’operazione Metameria (QUI), Santo Germanò, per i carabinieri reggini di pericolosità sociale” e che avrebbe accumulato il patrimonio in modo illecito.

Nel contesto dell’inchiesta eseguita nel febbraio del 2021 (QUI), al soggetto si contesta infatti l’intestazione fittizia delle quote sociali di una società attiva nel capoluogo dello Stretto, e che secondo gli inquirenti sarebbe stata “funzionale” a nascondere l’infiltrazione della cosche Condello Rugolino e delle altre che operano a Reggio nel settore delle pulizia e manutenzione delle reti fognarie.

Si tratta in particolare delle Center Clean Srl, che Secondo quanto viene riportato nel decreto di sequestro per gli inquirenti sarebbe da considerarsi “impresa mafiosa" e che si sarebbe imposta sul mercato "non già per l'abilità imprenditoriale del Germanò né tanto meno dei formali proprietari delle quote … che non avevano alcun potere decisionale, ma grazie alla sponsorizzazione mafiosa rectius al potere di intimidazione nascente dall'appartenenza all'omonima cosca del Condello che ha utilizzato una fitta rete di relazioni e scambi di favori con autorevoli esponenti della 'ndrangheta reggina per accaparrarsi i lavori, destabilizzando il mercato e la libera concorrenza".

Nell’operazione Metameria, due anni fa, vennero arrestate 28 persone potando tra l’altro a far ritenere di aver ricostruito i rapporti del clan Condello di Archi con imprenditori ritenuti come “asserviti totalmente alla ‘ndrangheta”.

L’inchiesta è confluita a sua volta nel processo “Epicentro” (QUI), nel cui contesto Gemanò è stato condannato a 2 anni e 8 mesi.

Gli investigatori sostengono quindi che nel complesso, l’indagine, “sulla base della stretta correlazione tra gli elementi acquisiti nel procedimento penale, avrebbe consentito di accertare tutti i beni ottenuti durante il periodo di pericolosità sociale dei soggetti investigati” consentendo di sequestrare diverse imprese che operano nell’edilizia e nei settori degli impianti elettrici, delle officine meccaniche per mezzi pesanti, delle onoranze funebri e della distribuzione di carburanti per autotrazione.

I sigilli sono scattati ad oltre 200 tra beni mobili e immobili nella provincia di Reggio Calabria, Cosenza e Messina, 19 quote societarie, oltre che a disponibilità finanziarie pari a oltre 3 milioni di euro, per un valore complessivo stimato di oltre 23 milioni di euro.

LA MISURA patrimoniale è stata emessa dalla sezione Misure di Prevenzione del tribunale locale, diretta dalla presidente Natina Pratticò, a conclusione di approfondimenti patrimoniali coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri.