Le aziende sequestrate controllate con una dipendente, sigilli ai beni del “Gattopardo” di Gallico
Poco più di un anno fa, era l’ottobre del 2018, gli vennero già sequestrati dei beni e imprese per oltre un milione di euro (QUI), ma l’ipotesi è che nonostante l’amministrazione giudiziaria degli stessi vi sia stata una sorta di “regia occulta” per esautorarla, in pratica continuando a gestirli.
Tant’è che oggi arriva un altro di sequestro, che colpisce tre attività commerciali considerate riconducibili a Carmelo Giuseppe Cartisano, 47enne reggino e nome noto, essendo ritenuto come un esponente di assoluto rilievo della ‘ndrangheta e, più in particolare della cosiddetta “locale” di Gallico, oltre che essere nipote dello storico “boss” Domenico Consolato Chirico, assassinato nel 2010 (QUI).
Al termine delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, dirette dal Procuratore Giovanni Bombardieri, i Carabinieri del Comando Provinciale – nell’ambito dell’operazione denominata “Gattopardo” - hanno eseguito infatti suo carico una misura cautelare - emessa dal Gip - per estorsione in concorso ed aggravata dal metodo mafioso e per trasferimento fraudolento di beni.
Contestualmente, e come dicevamo, sono stati apposti i sigilli a tre imprese individuali, ritenute nella piena disponibilità dell’imprenditore: si tratta in particolare di una Associazione Sportiva Dilettantistica, il Marilyn Club, che di fatto avrebbe svolto l’attività di ristorante a Villa San Giovanni, nella frazione di Santa Trada; del “Naos di Petre Olimpia Mihaela”, che gestisce l’omonimo ristorante-Pizzeria di Gallico; e della “Zlatan Costel”, impresa edile sempre di Gallico.
L’indagine - coordinata dal Sostituto distrettuale Stefano Musolino - è nata da un approfondimento investigativo sugli interessi economici ed imprenditoriali di Cartisano, già coinvolto nel procedimento Reghion (QUI) (parzialmente confluito nel noto processo Gotha), essendo appunto considerato uno degli imprenditori gallicesi più strettamente legato a Paolo Romeo.
Gli investigatori, dunque, sospettavano che l’uomo avesse mantenuto di fatto il controllo di attività commerciali già sequestrategli in precedenti vicende penali, attraverso una dipendente storica e fidata e coindagata (O.M.P. le sue iniziali).
Elementi questi che hanno indotto il Nucleo Investigativo dei Carabinieri ad approfondire i reali rapporti tra i due. Da qui si sarebbero scoperte quelle che vengono definite dai militari come delle “profonde ingerenze di … Cartisano nella gestione delle attività … sequestrate, concretizzatesi in una vera e propria gestione occulta e nella commissione di reiterate condotte delittuose, di appropriazione indebita, di forniture e prestazioni mai contabilizzate, estorsioni ai danni dei dipendenti”, fatti che si sarebbero tutti verificati, appunto, durante il periodo di gestione da parte dell’amministrazione giudiziaria.