Idraulico ucciso a Catanzaro, chiuse indagini per 5 indagati

Catanzaro Cronaca

Sono concluse le indagini sull'omicidio di Nicola Duro, idraulico incensurato di 26 anni, avvenuto a Catanzaro lo scorso 17 giugno, davanti un bar di viale Isonzo, nella zona sud del capoluogo. Il sostituto procuratore della Repubblica Simona Rossi ha emesso i relativi avvisi nei confronti dei cinque maggiorenni indagati (per l'unico minorenne coinvolto il processo di primo grado si e' gia' concluso con una condanna a dodici anni di reclusione). Si tratta di Donato Passalacqua, 41 anni, ritenuto uno dei capi carismatici degli zingari di viale Isonzo, a Catanzaro, accusato di essere il mandante del delitto assieme a sua moglie Ornella Bevilacqua, 38 anni; e poi il figlio di 19 anni di questi ultimi, Antonio Passalacqua, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio; Samuele Pezzano, 21 anni, che secondo l'accusa avrebbe accompagnato con l'auto e poi atteso il killer sul luogo in cui Duro e' stato ucciso. Infine Domenico Romagnino, che assieme al minorenne M. P., avrebbe attirato la vittima sul luogo dell'agguato su precisa richiesta di Donato Passalacqua per una ricompensa di 600 euro. Secondo la pubblica accusa Duro e' stato ucciso per una vendetta trasversale, ideata da una famiglia rom di Catanzaro, per lavare l'onta di una relazione extraconiugale della figlia, rimasta incinta di un minorenne con il quale avrebbe avuto una storia nonostante fosse sposata con un altro. I suoi parenti - cioe' i familiari di Donato Passalacqua, padre della ragazzina rom rimasta incinta dopo la relazione extraconiugale -, sempre stando all'ipotesi degli inquirenti, avrebbero deciso di vendicarsi colpendo a morte il fidanzato di una zia del ragazzino padre del figlio illegittimo, anche lei incinta e prossima al matrimonio, e cioe' proprio Nicola Duro. Le sei persone indagate per il delitto sono state tutte raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare eseguito dalla Polizia all'alba del 3 luglio scorso con l'operazione "Cross revenge". Gli indagati avranno ora un periodo di tempo dedicato dalla legge alle attivita' ritenute utili alla difesa, prima che l'Ufficio di procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio oppure di archiviazione. Lo scorso 9 febbraio il processo per M. P., sedicenne imputato per concorso nell'omicidio - tutt'ora detenuto in custodia cautelare - e' stato condannato a dodici anni di reclusione dal giudice Carlo Caruso, cui il pubblico ministero presso il Tribunale per i minori, Rita Tartaglia, aveva chiesto una condanna a 24 anni.