Crotone e i “facili” permessi per i richiedenti asilo, scattano le manette per avvocati e poliziotti
Oltre 200 capi d’accusa, 15 persone finite in carcere e 9 messe ai domiciliari, altre 90 quelle segnalate invece alla Procura.
È questo in numeri ed in sintesi il bilancio dell’operazione Ikaros (QUI) con cui stamani la squadra mobile di Crotone ritiene di aver scritto la parola fine su un presunto “sistema”, gestito da ben due organizzazioni, che avrebbe consentito con “facilità” di far ottenere agli stranieri l’asilo politico.
Ma la cosa che lascia ancora più sgomenti è che in questo “giro” criminale sarebbero coinvolti avvocati, poliziotti dell’immigrazione e anche personale della Prefettura pitagorica: tutti accomunati, a quanto pare dall'inchiesta, da un unico comune interesse ed obiettivo: guadagnare denaro.
Ma da oggi, ed invece, dovranno rispondere di reati piuttosto gravi, ovvero e a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falsità ideologica, traffico d’influenze illecite e, dulcis in fundo, di corruzione.
Agli arresti si è arrivati dopo quanto emerso nel corso di un’articolata indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, e dal Sostituto Alessandro Rho, e svolta dalla Squadra Mobile pitagorica.
Gli investigatori agli ordini del dirigente Nicola Lelario, hanno focalizzato la loro attenzione su due organizzazioni che avrebbero “lavorato” per favorire la permanenza illecita in Italia e in Europa di stranieri richiedenti asilo.
I “CLIENTI”
Difatti, nel corso delle investigazioni, emergerebbero appunto due distinte associazioni con ramificazioni sia sul territorio nazionale che all’estero e specializzate nelle predisposizione della documentazione falsa che attestasse residenze fittizie e false assunzioni di soggetti per lo più di nazionalità curdo irachena.
Quest’ultimi sarebbeto stati difatti i “clienti”, ovvero coloro interessati a ottenere il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, “ma non in quanto bisognosi di essere salvaguardati dal loro stato di origine, bensì - sottolineano gli investigatori - solo per ottenere un titolo di soggiorno che garantisse loro la libertà di movimento sul territorio italiano ed europeo”.
A fronte di queste prestazioni i richiedenti asilo erano disposti a pagare delle somme di denaro che si aggiravano intorno al migliaio di euro.
I “PROFESSIONISTI”
Promotori e partecipi delle due associazioni sarebero stati sia stranieri residenti o dimoranti nel crotonese e nelle province limitrofe, che anche – e come accennavamo all’inizio - avvocati ritenuti compiacenti, mediatori culturali e poliziotti in servizio presso l’Ufficio Immigrazione della Questura, oltre che un dipendente della Prefettura che lavora alla Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale; infine, anche un appartenente alla Polizia Locale del capoluogo pitagorico.
Quanto ai presunti membri stranieri dell’associazione e ai mediatori, questi, in contatto con loro connazionali in Iraq o all’estero, avrebbero funto da intermediari e procacciatori per i legali che, a loro volta, avrebbero predisposto la documentazione o le attestazioni fasulle che confermassero la presenza in Italia del richiedente asilo e per conto del quale avrebbero avanzato poi la richiesta, soprattutto presso le Questure di Crotone e Catanzaro.
L’AVVIO DELLA PRATICA
Una volta avviata la pratica il richiedente, che si trovava ancora in Iraq, veniva avvisato della fissazione dei vari appuntamenti previsti dalla procedura, ossia il fotosegnalamento, l’audizione della Commissione Territoriale e, infine, del ritiro del permesso di soggiorno, in occasione dei quali arrivava in Italia in aereo munito di un regolare visto turistico per poi ripartire facendo rientro nel paese da cui chiedeva di essere protetto.
Nel corso dell’indagine, inoltre, si è accertato il ruolo ricoperto dai vari pubblici ufficiali che si ritiene fossero consapevoli della strumentalità delle richieste, ma si sarebbero comunque prestati ad assecondare il sistema illecito.
In alcuni casi, poi, sempre gli stessi, a fronte di somme di denaro o regalie, avrebbero accelerato le pratiche per i richiedenti e, in altri casi anche attestato falsamente le residenze degli stranieri.
A fronte della copiosa raccolta di prove e indizi, pertanto, è stata chiesta l’adozione delle misure cautelari nei confronti dei presunti membri delle due associazioni, richiesta accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari Romina Rizzo.
GLI ARRESTATI
Questi i destinatari della misura cautelare: Alfonso Bennardis, Ur Rehman Atta, Intzar Ahmed, Rachida Lebkhachi, Khasro Abdulhameed Mohammed Mohammed, Makwan Karim, Salvatore Andrea Falcone, Irene Trocino, Sergio Trolio, Gianluca Malena, Gabriella Panucci, Rocco Meo, Salvatore Panciotto, Gennaro Mazza