Aic festeggia 51 anni di impegno per l’agroalimentare
Centotrentamila soci in tutta Italia ed una missione ben precisa: migliorare il sistema produttivo agroalimentare italiano, dare visibilità, forza e rappresentanza ai coltivatori, garantire e tutelare l'ambiente
Una storia lunga più di mezzo secolo al fianco dei coltivatori per dare forza e visibilità al sistema produttivo agroalimentare, migliorarne la visione e la sostenibilità, ma soprattutto garantire e tutelare l'ambiente.
L'Associazione Italiana Coltivatori, presieduta da Giuseppino Santoianni, festeggia 51 anni di impegno e rilancia la sua mission con la nuova compagna di tesseramento "Guarderemo ancora lontano" per rafforzare la base di rappresentanza che oggi vede già 130 mila iscritti in tutta Italia.
In una recente intervista rilasciata a Nicola Perrone dell'agenzia di stampa nazionale Dire Santoianni ha ribadito la linea seguita dall'Aic fin dalla sua nascita: «tutelare il territorio e far produrre prodotti di qualità da parte dei nostri associati, utilizzando meno fertilizzanti e meno anticrittogamici, non solo per produrre bene e sano ma anche per tutelare l’ambiente».
E' questa in fondo la politica sindacale portata avanti da oltre mezzo secolo dal sodalizio che oggi ha tra le sue fila aziende che hanno scelto il biologico e la produzione di eccellenza per guardare ai mercati che oggi sempre più richiedono alti livelli qualitativi e sostenibilità delle produzioni.
Cinquantuno anni di lotte e rappresentanza dei coltivatori italiani che oggi più che mai, nell'anno della pandemia, chiamano ad un lavoro ancora più certosino e importante. La stagione che si apre con il nuovo Governo guidato dal presidente Mario Draghi chiamato a progettare il futuro del Paese anche grazie ai fondi del Recovery Fund impongono una riflessione sul mondo dell'agricoltura alla quale si dovrà guardare «con più attenzione in particolare alle piccole e medie imprese che sono quelle che tutelano di più il territorio e l’ambiente e allo stesso tempo sono aziende che seguono una certa linea di correttezza e tutela dei diritti del lavoratore. Chiediamo che i lavoratori siano regolari e non irregolari - ha aggiunto Santoianni - in questo senso noi facciamo un duplice lavoro: assistiamo le nostre aziende e difendiamo chi lavora in queste aziende».
L'agricoltura in questi anni ha cambiato pelle, restando nella linea della tradizione. «I giovani stanno tornando a guidare le imprese di famiglia, permettendo quel ricambio generazionale che ha permesso di meccanizzare di più i processi produttivi mantenendo alto il legame con il saper fare dei loro padri e dei loro nonni, nel rispetto della identità, ma offrendo sempre di più eccellenza e qualità». Il ritorno dei giovani dalle città, dai luoghi in cui si sono laureati, è un elemento che ha permesso alle aziende di confermarsi come pilastro dell’economia italiana e questo è stato «dimostrato anche in questo periodo di pandemia in cui gli agricoltori si sono sforzati per produrre e far sì che non mancasse nulla. Di questo dobbiamo dare atto alle imprese agricole che hanno dimostrato di fare un lavoro eccellente».