Falsi braccianti a “lavoro” in aziende “fantasma”: 18 indagati, a capo il responsabile di un Caf
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsità ideologica.
Sono le accuse mosse a 18 persone indagate nell’operazione Fake Green, portata avanti dai Carabinieri di Villa San Giovanni e San Roberto, col coordinamento della Procura della Repubblica reggina, diretta da Giovanni Bombardieri.
I militari hanno così eseguito altrettante misure cautelari, di cui una agli arresti domiciliari per Giuseppe Romeo, 65enne responsabile di un ufficio Caf del capoluogo, e 17 obblighi di presentazione all’autorità di polizia giudiziaria.
Eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di un importo di 110 mila euro, considerato come il profitto dei reati di truffa aggravata ai danni dell’Inps e dell’Arcea finalizzati al conseguimento di erogazioni pubbliche comunitarie.
L’ordinanza, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, è stata coordinata dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto Alessandro Moffa.
Gli indagati avrebbero ideato, promosso e realizzato un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe aggravate e continuate ai danni dell’Istituto previdenziale, con la creazione di sette aziende agricole “fantasma”, così da far percepire ai finti braccianti agricoli, e dietro compenso in denaro, la disoccupazione, la malattia, la maternità e i contributi previdenziali.
Secondo gli investigatori Romeo, sarebbe la figura centrale dell’organizzazione di cui è ritenuto capo e organizzatore oltre che promotore dei singoli reati.
Il responsabile del Caf è accusato di aver partecipato a tutte le fasi delle operazioni, dalla creazione delle aziende agricole alla denuncia dei falsi rapporti di lavoro, fino all’istruzione delle pratiche previdenziali.
Per gli inquirenti sarebbe stato il punto di riferimento per tutti gli associati, che dalle indagini sono risultati membri stabili dell’associazione.
Questi, infatti, non solo avrebbero aderito attivamente ma anche messo a disposizione i propri terreni e le proprie aziende agricole, presso le quali, si ipotizza “sotto la regia di Romeo”, avrebbero assunto fittiziamente braccianti agricoli, così da consentirgli di richiedere e ottenere le indennità dell’Inps, che poi venivano ripartite.