Lavanderie in “odore” di ‘ndrangheta, scatta il sequestro nell’Alessandrino
Marito, moglie e suocera denunciati, e non solo: a tutti si contesta il trasferimento fraudolento di valori, l'impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita e l’autoriciclaggio.
Per gli inquirenti avrebbero gestito in modo illecito tre lavanderie, a marchio “Lava&Cuce”, che si trovano nei centri commerciali “Panorama” di Alessandria, “Bennet” di Novi Ligure e “Iper” di Serravalle Scrivia.
L’ipotesi è che di fatto le attività fossero condotte da un uomo, un 41enne di origine calabrese (M.B. le sue iniziali) benché riconducibili formalmente ad imprese individuali intestate ai suoi familiari, si ritiene anche per sottrarsi al pagamento delle imposte sul reddito.
Gli approfondimenti dimostrerebbero come le lavanderie - che sono intanto finite sotto sequestro e già affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale - abbiano realizzato dei profitti ingenti, allo stato non ancora quantificati con precisione.
L’attività con sede a Serravalle Scrivia, sarebbe stata avviata nel 2012 da un pluripregiudicato 43enne di Lamezia Terme, nel catanzarese, G.P le sue iniziali.
L’uomo è ritenuto affiliato alla cosca locale dei Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, killer di ‘ndrangheta con la dote della “Santa”, e autore materiale di diversi omicidi, il primo dei quali commesso quanto aveva appena 15 anni.
L’EXCURSUS DE “L’AVVOCATO”
Laureato in giurisprudenza, detto “L’Avvocato”, e noto per la sua spiccata capacità imprenditoriale, si sarebbe legato al territorio alessandrino dopo il trasferimento nel 2012 dalla città della Piana, in Calabria, a Serravalle Scrivia, della sua società che si occupava di edilizia e ristorazione.
Il 43enne, sentito anche nell’ambito della nota inchiesta “Rinascita-Scott” (QUI), avrebbe svelato le sue verità sulle dinamiche ‘ndranghetiste, delineando il salto di qualità raggiunto dall’organizzazione e gli accordi fra i vari clan, anche per di spartirsi una “fetta di torta” sui lavori autostradali della ex Salerno-Reggio Calabria.
L’uomo, dunque, avrebbe intestato l’attività alla moglie e poi, nel 2013, l’avrebbe ceduta alla moglie di M.B., considerato suo “uomo di fiducia”.
Per gli inquirenti, però, per paura di poter essere colpito da provvedimenti restrittivi e da misure di prevenzione personali o reali avrebbe sì deciso di cederla ma solo sulla carta, rimanendone in realtà il fruitore dei guadagni.
Nel maggio del 2015 G.P. venne arrestato nel corso dell’operazione della Dda di Catanzaro denominata “Andromeda” (QUI), così l’attività commerciale sarebbe passata sotto la gestione di fatto di M.B., che via via l’avrebbe ampliata con l’avvio di altre due lavanderie dello stesso marchio, quelle appunto di Novi Ligure e ad Alessandria.
I BENI CAUTELATI
Oggi, dunque, il sequestro delle attività economiche e non solo che è stato eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Alessandria, insieme ai colleghi della Compagnia di Novi Ligure.
Il tutto arriva a conclusione delle indagini, partite nel 2019 e coordinate dalla Procura della Repubblica di Alessandria, a carico dei tre denunciati, tutti di origine calabrese e già noti alle forze dell’ordine: ovvero, e oltre al 41enne M.B., il fratello, G.B., di 36 anni; la madre, F.C., di 65 anni; la moglie convivente, T.A., di 36 anni; e la suocera, A.B., di 56 anni.
L’ordinanza è stata emessa dal Tribunale del Riesame di Alessandria che, accogliendo in toto l’appello del procuratore aggiunto Tiziano Masini, ha disposto il sequestro preventivo, funzionale alla confisca, di una Porsche Cayenne e una Bmw X1 con targa tedesca; la totalità dei fondi giacenti su tutti i conti correnti accesi da M.B. in vari istituti di Credito, tra cui tre presso la Banca Credito Cooperativo Mediocrati; sui finanziamenti a lui erogati da vari Istituti di Credito o Finanziarie; tutte le varie carte di credito riferibili o collegate agli stessi conti.