Ancora furbetti dei buoni covid, in 350 sgamati nel vibonese. Tra loro di nuovo ‘ndranghetisti
Ancora delle attestazioni false rese ad ente pubblico per ottenere i buoni spesa previsti con l’emergenza Covid.
Una risorsa, questa, messa a disposizione dal Governo, per il tramite dei Comuni, per dare una mano alle famiglie disagiate ma che - come abbiamo imparato a conoscere ormai da qualche tempo - finisce spesso ed invece nelle tasche di chi non ne avrebbe alcun bisogno, se non addirittura di persone gravitanti nella criminalità organizzata.
Questa volta i riflettori su questo malcostume lo hanno acceso i Carabinieri di Serra San Bruno e Tropea che, coordinati dalla Procura del capoluogo, hanno oggi denunciato 350 percettori dei “buoni” utili all’acquisto di alimenti, farmaci ed altri beni di prima necessità.
Anche in questo caso tra i deferiti compaiono presunti affiliati alla ‘ndrangheta che avevano anch’essi certificato il falso.
L’indagine segue un arco temporale che va dall’aprile del 2020 fino ad oggi. I cittadini segnalati all’Autorità Giudiziaria risiedono sia nel capoluogo che in altri 17 centri della provincia: Dasà, Limbadi, Mongiana, Joppolo Nicotera, Pizzoni, Polia, Ricadi, Rombiolo, San Nicola da Crissa, Serra San Bruno, Sorianello, Vazzano, San Calogero, Spilinga, Zaccanopoli e Zungri.
Gli accertamenti dei Carabinieri hanno portato a scoprire come gli indagati, partecipando ai bandi dei Comuni di residenza, abbiano dichiarati di trovarsi in condizioni di indigenza, inducendo così in errore gli Enti che hanno poi erogato il beneficio.
Diverse le dichiarazioni mendaci che vanno dalla finta attestazione sulla residenza e del numero dei componenti del nucleo familiare, all’omessa o falsa indicazione di ricevere, nello stesso periodo, altri sussidi sociali (come indennità di disoccupazione, pensioni di invalidità, l’indennità di maternità e lo stesso reddito di cittadinanza) che, superata una certa soglia, non avrebbero permesso di ottenere il buono alimentare.
Diverse le anomalie riscontrante durante l’indagine: c’era chi percepiva regolarmente un reddito da lavoro dipendente e chi disponesse di decine di migliaia di euro in buoni postali depositati.
Per ricostruire la situazione economica dei “furbetti”, i Carabinieri si sono avvalsi della collaborazione dell’Inps, delle banche dati in uso alle forze di polizia ed in alcuni casi anche degli istituti di credito.
Sono così emerse una serie di irregolarità per un danno erariale complessivo stimato in circa 100 mila euro. I 350 indagati rischiano ora una pesante sanzione amministrativa compresa tra i 5 mila ed i 25 mila euro, somme molto superiori rispetto al beneficio conseguito illecitamente.
L’attività non è tuttavia conclusa: altri controlli sui percettori di elargizioni sociali sono attualmente in atto nei restanti comuni della provincia.