Falsi poveri s’intascavano i buoni spesa per gli indigenti, incastrati 126 “furbetti”
Gli ormai famosi “buoni spesa” messi a disposizione dal Governo - che durante l’emergenza Covid ha trasferito ai comuni italiani qualcosa come 400 milioni di euro proprio per venire incontro alle stringenti esigenze di sopravvivenza delle famiglie indigenti - ma che sono poi finiti, ovviamente in parte, in mano ai soliti “furbetti” senza scrupoli e che in realtà non ne avrebbero affatto avuto bisogno.
Come è accaduto a Tropea, ridente cittadina turistica della fascia tirrenica cosentina, dove le fiamme gialle locali hanno portato alla luce una situazione paradossale: su 225 richieste di “aiuto” avanzate al Comune da residenti in difficoltà, oltre la metà, ben 126, sono risultate presentate da soggetti che non avrebbero dovuto affatto averne diritto.
Tra questi, e ad esempio, c’è chi abbia inoltrato un’istanza doppia, cioè da parte di due differenti componenti dello stesso nucleo familiare e così da ricevere conseguenzialmente il doppio dei buoni spesa; oppure chi abbia presentato delle autocertificazioni senza riportare gli altri familiari che vivevano sotto lo stesso tetto, risultanti nello stato di famiglia, e che percepivano un regolare stipendio o erano già percettori di sussidi.
Ma, cosa ancora più sconcertante, è che tra i richiedenti comparirebbero addirittura pregiudicati ritenuti appartenenti alla criminalità organizzata oltre a persone che avevano delle disponibilità liquide anche rilevanti sui propri conti correnti; o che già prendessero stipendi anche di importi cospicui; ed ancora, percettori del Reddito di Cittadinanza, di indennità di disoccupazione o di altre prestazioni sociali agevolate, così com’è risultato dalle informazioni acquisite presso l’Inps.
La Guardia di Finanza vibonese ha passato al setaccio tutte le istanze arrivate al Comune di Tropea ed i buoni interamente erogati dallo sesso ente per poco più di 55 mila euro.
Alla fine, venute alla luce tutte queste “incongruenze” i 126 cittadini smascherati sono stati tutti sanzionati amministrativamente per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, che prevede il pagamento di un importo che va un minimo di 5 mila ad un massimo di 25 mila euro, oltre ad essere stati segnalati al Comune per il recupero delle somme non spettanti.