“Quarta chiave”, Cgil Area Vasta: “Bonificare Scordovillo e affrontare il futuro del campo rom”
“Una zona franca che diventa centro catalizzatore di traffici illeciti, in sfregio alla legge e al rispetto del prossimo, anche quando si tratta di inquinare aree con incendi di materiale tossico in prossimità dell’ospedale dove ogni giorno affluiscono centinaia di utenti. Un consolidato clima di impunità squarciato grazie all’attività investigativa che ha portato all'operazione “Quarta chiave” (QUI), realizzata dai carabinieri di Lamezia Terme e Catanzaro sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, che ringraziamo per l’azione costante di contrasto all’illegalità nel nostro territorio. Ma le misure cautelari che hanno coinvolto 29 persone per reati che vanno da attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, a furto aggravato e violazione di sigilli deve servire soprattutto ad aprire una riflessione sulla situazione del campo rom di Scordovillo, e sulle azioni e le misure da mettere in campo dagli organi competenti”. E’ quanto afferma la segreteria della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo.
“Le indagini che hanno consentito di documentare l’esistenza, all’interno del sito di Scordovillo, di una vera e propria realtà imprenditoriale, una centrale dedita alla raccolta e al trasporto di rifiuti sono partite proprio dai roghi nell’insediamento rom a due passi dall’ospedale Giovanni Paolo II – sottolinea la segreteria della Cgil Area Vasta –. Un campo per lungo tempo inaccessibile anche alle forze dell'ordine, centro di smistamento illegale verso ditte specializzate nella preparazione e riciclo di rottami ferrosi che, a loro volta, ricevevano i carichi conferiti. Scordovillo è l’emblema dell’incapacità o della mancata volontà della classe politica di realizzare una vera integrazione da oltre 40 anni. In decenni di indifferenza e connivenza le roulotte sono state sostituite da baracche ricoperte da lamiere che nel tempo sono diventate case. Il campo Rom è diventato un concentrato di marginalità, dove i bambini non vanno a scuola, ci sono situazioni di indigenza e la microcriminalità si lega a logiche criminali più evolute e pericolose”.
“Continui roghi alla diossina, discariche abusive, furti e ricettazione: Scordovillo un luogo sottratto alla Legge ed al controllo dello Stato dove la situazione è da sempre insostenibile, ed oggi necessita di una strategia chiara, netta e risolutiva. E’ immediato e anche ovvio chiedere con urgenza lo sgombero e la bonifica di questo sito – si legge ancora nella nota -. Ma è altrettanto necessario puntare sull’integrazione, lavorare per questo con la società civile che non può rimanere ai margini di questa azione, e serve che si risveglino la politica e le istituzioni: bisogna spostare l’attenzione sul problema sociale contrastare anche all’escalation criminale”.
“Gli strumenti per combattere la microcriminalità sono pacifici: l’educazione scolastica e l'istruzione: i bambini, e a Scordovillo ce ne sono tanti, devono tornare a vivere la scuola come luogo di costruzione della coscienza civica. L’integrazione è un processo lungo e complicato che sicuramente ha bisogno di tempo ma anche di strategie e percorsi per favorire una civile convivenza nel rispetto della diversità culturale. Solo in questo modo può arrivare a conclusione il processo di un riconoscimento condiviso delle regole comuni. Servono sicuramente risorse, progetti finalizzati a partire dalle scuole, ma serve prima di tutto la volontà politica. O almeno la voglia di provarci”.