Sacal e aeroporto di Lamezia, Filt-Cgil chiede incontro a Spirlì

Catanzaro Attualità

Chiede un incontro al presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, la segreteria della Filt-Cgil Calabria. E chiede a tutte le forze di “intraprendere una battaglia di civiltà per l’aeroporto di Lamezia e per il diritto al lavoro”.

La richiesta arriva dopo l’aumento di capitale sociale della Sacal di oltre 10mln di euro (LEGGI) e dopo l’impegno della Regione di “acquisire le quote per evitare che una importante azienda di trasporto collettivo fosse a maggioranza privata”.

La Cgil tuttavia ritiene inaccettabile che “l’azienda cominci a parlare di crisi strutturale (fino a pochi giorni addietro negata) e quindi di ulteriori sacrifici che, guarda caso, devono assumersi i lavoratori che fino ad oggi hanno dovuto sopportare la cassa integrazione, attuata per oltre un anno e mezzo, il cui pagamento peraltro è fermo a marzo, il part-time (che adesso si vorrebbe passare a full time solo fino al 31 ottobre!), la disoccupazione dei lavoratori stagionali, condizioni queste che rendono insicura, oltre che instabile, la condizione del lavoro”.

E non solo, dato che la Cgil ritiene “grave e inaccettabile un atteggiamento” che colpirebbe “i diritti delle persone che lavorano o che vorrebbero lavorare. A cominciare dal fatto che ancora non è stata neppure comunicata la data dello stipendio arretrato di giugno e relativa quattordicesima e se lo stipendio di luglio sarà corrisposto regolarmente”.

La Cgil “per fronteggiare l’aumento di operatività dello scalo di Lamezia, anche in vista della prossima stagione estiva” ha chiesto “turni di lavoro umani e non massacranti, ma ha anche chiesto l’assunzione del 75% dei lavoratori “tra operai e impiegati stagionali”. “Il limite minimo del 75% deriva da alcune logiche considerazioni: la prima è relativa a turni di lavoro razionali anche nell’interesse dell’azienda; la seconda riguarda la possibilità di un salario dignitoso; il terzo è relativo alla necessità di una indennità di disoccupazione che alla scadenza della stagionalità sia in grado di garantire seppure minimamente la possibilità di sopravvivenza, oltre ai riflessi di natura pensionistica. Con il lavoro al 50% nessuna di queste condizioni può verificarsi, lasciando queste persone nella condizione di essere non lavoratori con diritti ma ricattabili e umiliati”.