Mediass: “incostituzionale piano di rientro sanitario della Regione. Ecco cosa fare”
Riceviamo e pubblichiamo
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“La Corte Costituzionale con la sentenza n. 168 del 23/0772021 ha dichiarato parzialmente incostituzionale la legge n. 181 del 30/12/2020 “Misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria..” che ha confermato il piano di rientro sanitario per la regione Calabria.
I giudici della Corte Costituzionale hanno dichiarato incostituzionale (art.1 comma 2) che non ha previsto la predisposizione di una struttura di sostegno al commissario per le sue funzioni direttamente dallo Stato e quella (art.6 comma 2) che blocca l’erogazione alla regione Calabria di 60 milioni di euro del contributo triennale di solidarietà.
Per i giudici della Corte Costituzionale il piano di rientro: “rischia altrimenti di produrre, a causa dell’impotenza cui si destina il commissario, un effetto moltiplicatore di diseguaglianze e privazioni in una Regione che già sconta condizioni di sanità diseguale”.
E in effetti il piano di rientro sanitario della Calabria i danni li ha già fatti perché dopo 11 anni della sua applicazione nonostante l’imposizione a tutti i calabresi dell’aumento delle tasse e delle accise, il presunto deficit sanitario invece di diminuire è raddoppiato e le spese dei calabresi per le cure fuori regione è perfino triplicato raggiungendo la stratosferica cifra di 329 milioni di euro.
Infine per la prima volta nella storia della Calabria dopo questi 11 anni l’aspettativa di vita invece di aumentare è diminuita proprio perché a causa dei tagli del piano di rientro i calabresi non si sono potuti curare. Tutti: governo, forze politiche, sindacati, associazioni dobbiamo cogliere l’allarme lanciato dai giudici della Corte e cercare di capire il vero motivo del fallimento del piano di rientro ed evitare che faccia ulteriori danni ai malati calabresi e alla sua economia tutta infatti da ormai 11 anni i calabresi sborsano di tasca propria circa 100 milioni di euro in più a causa di esso.
Il vero motivo per cui il piano di rientro sanitario non ha potuto funzionare è perché la Calabria è la regione che da ormai 20 anni a questa parte ha ricevuto in assoluto meno fondi sanitari per i suoi malati nonostante che tra i suoi circa due milioni di abitanti ha circa 300.000 malati cronici in più che non in altri due milioni di altri italiani. Il tutto certificato perfino da un decreto di uno dei commissari del piano di rientro il n. 103 del 30/09/2015 firmato dal commissario Scura.
Se quindi dove ci sono molti più malati cronici arrivano meno fondi in assoluto questi non possono bastare per curarli e il piano di rientro ha peggiorato la salute dei calabresi perché su questi fondi già insufficienti ha imposto ulteriori tagli che hanno impedito ai molti malati cronici di potersi curare e il malato cronico che non si cura poi peggiora e per essere curato costa molto di più, si complica e poi per essere curato deve rivolgersi ai centri di eccellenza fuori regione con aumento della spesa che implica ulteriori tagli del piano di rientro per il risanamento del presunto deficit.
Un circolo vizioso che se non interrotto non sanerà il presunto deficit e non permetterà (art. 32 Costituzione) “la tutela della salute” dei calabresi.
Che fare? Bisogna cogliere il grido di allarme dei giudici della Corte e 1) chiudere definitivamente questo fallimentare piano di rientro, 2) azzerare il presunto deficit sanitario calabrese perché derivante dallo squilibrio tra i molti malati cronici a fronte della cronica insufficienza dei suoi finanziamenti sanitari e 3) cosa ancora più importante finanziare le sanità regionali in base alla numerosità delle malattie cioè più fondi dove ci sono più malati.
Altrimenti noi calabresi saremo condannati da una legge dello Stato ad essere cittadini di serie B in eterno.”
Associazione Mediass medici di famiglia a Catanzaro
(Rosa Bianco, Esterina Fabiano, Antonietta Greco, Andrea Muscolo, Giacinto Nanci e Carmelo Rossi)
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