Acqua, l’allarme di Arera: cattiva gestione nel Mezzogiorno mette a rischio i fondi Pnrr
I fondi stanziati per il comparto idrico nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rischiano di “fare flop” nel Mezzogiorno, dove la persistente inefficienza nella gestione dell’acqua rischia di disperdere i fondi senza porre rimedio al water service divide. L
o evidenzia l’Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente, che ha inviato una segnalazione al Governo al fine di far provvedere ad una modifica urgente delle normative.
A finire nel mirino di Arera sono le regioni che continuano a dimostrare una palese debolezza di governance nel settore idrico: problemi, come spesso sentiamo ripetere, provenienti dal passato, per i quali però non si starebbe facendo abbastanza per porvi rimedio. Condizione che rischia di vanificare la spesa prevista nel Pnrr – che stanzia 4,38 miliardi di euro a livello nazionale per il settore idrico – anche a causa di politiche non sempre chiare.
Quattro le Regioni attenzionate: Molise, Campania, Calabria e Sicilia. Qui si registrerebbero le peggiori performance in merito alla fruizione dei servizi, alle quali però bisogna affiancare anche la carenza di investimenti ed il disinteresse delle politiche regionali.
Anche per questo motivo, Arera chiede un cambio di passo che porti ad “una riforma complessiva” capace di produrre dei gestori pubblici, o quanto meno delle Spa pubbliche in grado di guidare e rendicontare gli investimenti.
Sempre in merito al settore idrico, Arera rende noto che proprio nel Sud Italia si registra il maggior numero di rotture per ogni chilometro di rete – ben 33,6/km contro la media nazionale di 22/km – e che attualmente la quasi totalità del Mezzogiorno – Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia – non ha ancora approvato il piano tariffari 2020-2023 previsto dall’autorità.
Inoltre, solo due regioni in Italia non avrebbero rendicontato il “fabbisogno di investimenti” riguardo al servizio idrico: Calabria e Valle d’Aosta.