Nel libro di Elisa Latella il diritto all’informazione oltre i cancelli del carcere
Un luogo dimenticato, spesso volutamente ignorato: il carcere. Una regione dimenticata, spesso volutamente ignorata: la Calabria. Sono i temi e punti di partenza del saggio giuridico del libro “La notizia oltre le sbarre: il diritto all’informazione in carcere e sul carcere”, scritto da Elisa Latella e pubblicato ad agosto 2021 dalla PAV edizioni di Pomezia.
Il testo approfondisce il diritto all’informazione nel processo penale, il diritto all’informazione in carcere, i dati 2018 e 2020 sulla libertà di informazione nel mondo e descrive la realtà della Casa Circondariale di Catanzaro, in cui i detenuti studiano, seguono laboratori di lettura e scrittura e creativa, e soprattutto leggono. Perché anche in carcere, spesso considerato un contenitore di disperazione, deve esistere l’indipendenza del pensiero che si forma solo leggendo, ascoltando le notizie, ragionando.
Una realtà, quella degli istituti di pena, ulteriormente condizionata dalla pandemia da Covid 19, che ha avuto pesanti conseguenze sulla libertà di stampa nel mondo, e, di riflesso, anche nelle carceri. Eppure la chiave di lettura del testo descrive un mondo “chiuso” da orientare ogni giorno alla luce della Costituzione: viene fuori che nel carcere di un paese democratico ci può essere più libertà di informazione di quanta ce n’è, anche per i cittadini formalmente liberi, in un regime dittatoriale.
Elisa Latella, nata nel 1979, consegue la laurea quadriennale in Giurisprudenza il 17 luglio 2001 all’Università di Messina, con 110 e lode, completando il corso di studi quadriennale in tre anni e una sessione. Vince subito dopo diverse borse di studio post-universitarie, due delle quali per la ricerca in diritto costituzionale.
Nel frattempo fa pratica in due mondi: quello dell’avvocatura e quello del giornalismo. Nel 2004 diventa avvocato, nel 2005 giornalista pubblicista (nel 2013 supera l’esame di giornalista professionista). Scrive per quotidiani e periodici nazionali. È capo area- funzionario dell’organizzazione e delle relazioni al dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia nel carcere di Catanzaro ed è stata anche consulente socio giuridico presso l’Università Dante Alighieri in un progetto sui diritti umani dei cittadini di paesi terzi.