“La società del possesso. Violenza de-genere” se n’è discusso con la senatrice Valente a Catanzaro

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Conforto - Rotella - Valente - Mungo

Mettiamo al bando termini che ancora sentiamo e che ancora leggiamo in alcune sentenze giudiziarie, raptus, tempesta emotiva, gigante buono, esasperazione questi termini tendono a giustificare l’uomo che esercita violenza sulle donne: è una questione di linguaggio e di cultura”. E’ l’invito arrivato dalla senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere, nel corso dell’iniziativa organizzata dai Giovani democratici di Catanzaro – alla Casa delle Culture – sul tema “La società del possesso. Violenza de-genere”.

“Ogni violenza alle donne è una sconfitta”, afferma Marco Rotella, segretario del circolo Pd di Catanzaro Centro “Lauria” e componente dell’assemblea nazionale democrat, affiancato dal segretario dei Giovani Democratici, Samuele Signoretti; mentre Simona Mungo, giovane dirigente dei Gd, sottolinea che “alla violenza non si può rispondere con altra violenza e con altro odio, e non basta puntare sulla repressione per contenere il fenomeno”.

Tra gli interventi quello di Fabio Guerriero, che ha messo in evidenza come “le molestie, lo stalking e i femminicidi si possono riconoscere come la manifestazione dello stesso problema culturale. Alla base c’è una cultura patriarcale che ancora la società non è riuscita a scrollarsi di dosso e che, purtroppo, spesso degenera in notizie di cronaca nera”.

Guerriero lancia la proposta di recuperare l’Osservatorio regionale contro la violenza di genere – “una delle innovazioni più significative introdotte nella legislatura conclusa con l’avvento del centrodestra, nel 2020” - perché ha dimostrato di essere “un organismo concreto, capace di intervenire in maniera puntuale e con competenza sulle questioni, andando oltre i compiti di puro monitoraggio per costruire una rete della quale fanno parte tutti gli attori socio-istituzionali”.

“Le cose sono cambiate quando le donne hanno mollato nel loro voler cambiare il mondo – ha detto invece Elena Bova, presidente di “Italia Nostra -. Il tema non è solo avere più leggi: ci vuole una rivoluzione culturale grande e mi interrogherei sul ruolo di noi mamme e sul nostro rapporto con i figli maschi. Torniamo a parlare di rapporti tra i sessi”.

Toccante la testimonianza di Davide Sgrò che racconta di essere stato abusato da piccolo: “una cosa che mi poterò sempre dentro, ma l'ho superato, ma sono qui a lottare. Invito sempre a continuare a lottare e a parlare di queste cose”.

Il tema del contrasto alla violenza di genere è “il mission della mia vita”, sottolinea Stefania Figliuzzi, presidente dell’associazione “Attivamente coinvolte”: “E’ importante avere l’opportunità di parlare della violenza subita ed esercitata sulle donne, ma chi lo fa deve essere adeguatamente formato. Dobbiamo realizzare un cambiamento culturale, intervenendo prima di tutto in famiglia”.

A parlare della “omertà generale”, invece, è stata Giusy Iemma, cardiologa. “C'è bisogno di unire le forze, mettere insieme le energie positive – ha detto ancora -. La presenza della senatrice Valente è di buon auspicio. Catanzaro ha subito molte mortificazioni e da qui vuole partire una rivoluzioni culturale e morale, di rilancio e riscatto e valorizzazione delle nostre risorse”.

La presidente della Commissione bilaterale sul fenomeno del femminicidio ritiene che i centri anti-violenza non debbano essere istituzionalizzati, anzi debbano mantenere la propria autonomia. “Le realtà associative, i professionisti, devono dialogare per leggere correttamente il fenomeno – ha detto ancora - . E’ gravissimo che un italiano su due pensi infatti che una donna su due, che ha subito violenza, se l'è cercata. La famiglia e le agenzie educative devono aiutarci a raccontare esattamente la violenza maschile, che è una sperequazione di potere dentro la relazione: c'è qualcuno che esercita il potere sull'altra. Dovremmo chiedere, inoltre, a chiunque si occupi di violenza di genere di essere adeguatamente formato. Abbiamo aumentato reati, le pene, abbiamo inasprito le pene, abbiamo fatto tante cose importanti, ma serve più attenzione al concetto di deterrenza perché le pene inasprite non hanno attenuato il fenomeno. Il tema allora è inquadrare meglio il fenomeno”.

Il convegno è stato aperto da un emozionante lettura delle parole di Andrea Camilleri sul femminicidio affidata a Salvatore Conforto del laboratorio teatrale “Acli Nuova Scena”.