Guerra in Ucraina, Pcl: “il Sud nodo cruciale della frontiera della nuova Guerra Fredda”
“La guerra imperialista in Ucraina non si limita a colpire questo sventurato paese che, al di là del regime nazionalista di Zelensky, è la vittima sacrificale di un tragico e criminale gioco. Le sue ricadute si propagano sull’intero pianeta e all’interno di questo sconvolgimento generale anche l’Italia Meridionale pagherà prezzi non trascurabili con effetti che si svilupperanno su più terreni. Il Sud diventerà un nodo cruciale della frontiera prodotta dalla nuova Guerra Fredda”.
È quanto afferma in una nota la Commissione Meridionale del Partito Comunista dei Lavoratori ribadendo come proprio il mezzogiorno, posto al centro del Mediterraneo rischi di divenire “l’epicentro di tutte le instabilità e dei pericoli di guerre derivanti dai conflitti internazionalistici”.
“È il baricentro di una geografia politica tellurica posta tra Europa, Africa e Asia. È già un terreno di grandi e convulse migrazioni provenienti da Sud che saranno destinate a incrociarsi con l’esodo di centinaia di migliaia di disperati in fuga dall’Ucraina” sostengono dal Pcl.
Per il partito, quindi, si profilerebbe una crisi umanitaria causata anche dal collasso della spesa sociale destinata all’assistenza, e con le mafie pronte a mettere le mani su queste ondate di disperazione sociale.
“In questo contesto le scelte di fondo del governo Draghi hanno poi ricadute pesanti. La collocazione atlantista dell’Italia - ribadiscono - implica l’accentuazione dei pericoli militari per un Sud pieno di punti cruciali che verrebbero colpiti per la loro importanza strategica in caso di conflitto: l’area dello Stretto, ancor più vulnerabile in caso di realizzazione del ponte, il porto di Gioia Tauro punto essenziale per i traffici mercantili e i movimenti militari, il corridoio Jonico che collega l’Italia alla penisola Balcanica con il canale d’Otranto e altri ancora”.
“La collocazione atlantista del governo Draghi – proseguono dal Pcl - significa anche il coinvolgimento dell’Italia nel Keynesismo militare e nella scelta di portare al 2% del PIL le spese per il riarmo. Qualche imbarazzato sussulto del M5S e di Sinistra Italiana potranno solo evidenziare il baratro politico e morale di una Sinistra incapace di andare oltre a una facciata di sdegno e, nei fatti, a subire il diktat dei signori della guerra”.
Il PCL si dice dunque per l’esproprio senza indennizzo e per la riconversione dell’industria bellica sotto il controllo dei lavoratori e di massa.
“La guerra – viene ribadito - presenta ulteriori conti sulle teste delle masse meridionali. Dopo la pandemia essa provoca un’ondata inflattiva insostenibile, aggrava la questione di un micidiale immiserimento sociale in cui milioni di uomini e di donne riescono a stento a sopravvivere”.
“Tutte le risorse destinate al riarmo – aggiungono dalla Commissione Meridionale - dovrebbero essere, invece, destinate a politiche di accoglienza, a scelte di sviluppo occupazionale e di crescita dei beni realmente necessari per la società, di servizi essenziali a cominciare da sanità e istruzione. Similmente con una patrimoniale sulle grandi ricchezze”.