Catanzaro. Successo per lo spettacolo di Teresa Timpano
Amore e passione, tormento e dolore, dubbi e speranza di una donna risoluta, ma al tempo stesso disorientata. Stati d’animo contrastanti di un personaggio che si racconta in prima persona, dopo essere stato sempre raccontata dall’uomo. La “Penelope” di Matteo Tarasco con Teresa Timpano è andata in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro nell’ambito della stagione teatrale di Ama Calabria, diretta e ideata da Francescantonio Pollice.
Il buio del palcoscenico e la musica di Mario Incudine invitano il pubblico ad abbandonarsi a una storia che non concede distrazioni. Con passo lento e sicuro la Timpano avanza verso il centro della scena, creando il giusto tempo affinchè tutto ciò che la circonda diventi un unicum con il personaggio di Penelope, donna la cui fierezza appare come l’elemento dominante dell’intera storia.
Penelope si alza tra il fumo che la circonda; dà inizio alla sua narrazione, vive della stessa. Cattura il dolore e la frustrazione infusi dalla lunga assenza e dall’altrettanto perdurante attesa del ritorno del suo Ulisse, l’uomo che ha amato a dispetto del corteggiamento dei Proci. A quei pretendenti ha dato la mera illusione che avrebbe scelto uno di loro nel momento in cui avrebbe concluso di tessere la sua tela. La stessa che campeggiava sul fondo della scenografia creata da Francesca Gambino e Laura Laganà.
Dall’alto della pedana bianca, Teresa Timpano racconta le sue inquietudini circa la sorte del suo amato, le incertezze del suo futuro e la sua resistenza alle avversità. Situazioni che diventano proprie, impossessandosi del ruolo e del personaggio. Lo vive interiormente e lo rimanda al pubblico con la potenza delle parole e i movimenti del corpo. Laddove il testo ha bisogno di donare maggiore tensione, sono i gesti ora decisi ora delicati di Penelope a magnificare la narrazione.
Avvolta dalle luci, che cambiano assecondando l’emotività del momento, e supportata dalla musica, che conferisce la giusta drammaticità, la Timpano riesce a “destreggiarsi” tra le pieghe di un monologo che cattura l’attenzione con grande intensità e con la voglia di raccontare una donna che vive con disperazione la sua solitudine. Il dolore che prova viene sottolineato nel momento in cui le parole sgorgano sanguinose come una ferita profonda.
“Lo stato in cui mi hai abbandonata/non ha nulla a che fare con l’amore/è lo stato in cui l’insopportabile/si eclissa e diventa coma./Da vent’anni, io sopravvivo nel coma/della tua assenza”. Parole struggenti di una donna che Teresa Timpano rende viva sul palco, facendola amare con la sua recitazione attenta, misurata e senza fronzoli. Esalta il testo di Matteo Tarasco e delle poesie di Margaret Atwood, inserite nello stesso, dando una enorme sensibilità e un grande fascino a un personaggio che abbandona le vesti del mito e, per la prima volta, mostra la sua identità umana.
Il caloroso applauso finale decretato a Teresa Timpano conferma quanto sia viva la scena teatrale calabrese. Non solo artisti che cercano il loro futuro fuori dai nostri confini, ma che riescono a farsi notare partendo dalla loro terra, proponendosi con produzioni proprie. Non più un punto di partenza, ma una base solida sulla quale costruire il futuro.