Sibari. Parco archeologico “sommerso”, un grande progetto punta a salvarlo dalle acque
Sabato prossimo, 18 giugno, dalle 10.30, presso la sala conferenze del Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, il Direttore del Parco, prof. Filippo Demma e Nilo Domanico, terranno una presentazione dal titolo “Sulle orme di... Móse: un Grande Progetto per salvare il Parco dalle acque”.
Le aree archeologiche e lo stesso Museo, come tutta la piana di Sibari, sono interessate da un particolare assetto geomorfologico di carattere altimetrico ed idraulico: la subsidenza.
Per effetto di questa il livello del terreno è soggetto ad abbassamenti e gran parte delle strutture archeologiche relative alle tre città di Sybaris, Thurii e Copiae custodite dal Parco, è in realtà immersa in una falda acquifera spessa in media 25 m e già per sé molto alta, a causa della vicinanza dei bacini idrografici dei fiumi Crati e Coscile.
“L'acqua è la vera maledizione di chiunque si ponga a scavare questa plaga”, così si esprimeva nel 1932 l’archeologo Umberto Zanotti Bianco, che iniziava i primi scavi nell'area poi nota come Parco del cavallo, proprio da una delle sue scoperte.
Nel 1969, in occasione dell'avvio della lunga stagione di scavi, fu installata una rete di macchine idrovore (well-point), che – con gran dispendio di energia elettrica e costi elevatissimi - ha tenuto gli scavi relativamente all’asciutto per circa un cinquantennio, fino a quando un mal funzionamento ne ha reso necessaria la sostituzione.
Sabato Demma e Domanico presenteranno il MasterPlan del Grande Progetto Sibari, uno studio ampio e documentato che prospetta una soluzione definitiva dei problemi idrogeologici dell’intera area del Parco archeologico di Sibari senza ricorrere più a well point o a macchine idrovore, e dunque senza impatto ambientale (ed economico).
Il Masterplan propone una visione unica della soluzione, il cui raggiungimento è stato però suddiviso in più progetti successivi, per poter distribuire nel tempo il reperimento delle ingenti risorse finanziarie necessarie alla sua attuazione.
Ogni intervento, in sé concluso, è un passo verso la definitiva “salvezza dalle acque”. La prima di queste azioni è già finanziata, con fondi del Ministero della Cultura a valere sul Grande Progetto Beni Culturali, di cui il Parco è beneficiario, e partirà a brevissimo.
L’ingegner Domanico, calabrese di fama internazionale, già direttore di progetti di livello mondiale – come la realizzazione dell’orto botanico dell’Oman … in pieno deserto – è stato incaricato di redigere il Masterplan e di coordinare le progettazioni che seguiranno, a cominciare proprio da quella relativa al primo step, il cui documento di indirizzo è stato approvato dal Parco nei giorni scorsi e sta per essere oggetto delle procedure di affidamento.