La campionessa olimpica Ana Fidelia Quirot a Corigliano-Rossano

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Ana Fidelia Quirot, due volte campionessa mondiale e medaglia d'argento ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 nella specialità degli 800 metri, sa bene cosa significa la parola “resilienza”.

Le sue vicende sportive, strettamente legate a quelle personali, hanno dimostrato che non è un’atleta e una donna che sa cosa sia abbattersi. Nel corso del convegno su “L'importanza dello Sport a Cuba e nel mondo: esperienze metodologiche a confronto con la Fidal Calabria e le Amministrazioni Locali”, tenutosi nella sala Rossa di Palazzo San Bernardino a Corigliano Rossano, Ana Fidelia Quirot ha ripercorso le tappe della sua carriera sportiva, ricordando quel tragico episodio occorsole che rischiava di metterne a rischio la durata.

Era il 23 gennaio 1993 quando Ana Fidelia Quirot viene investita dallo scoppio di un fornello da cucina che le provoca ustioni di terzo grado sul 38% del corpo. Una serie di eventi sfortunati si susseguono a catena: la perdita della figlia che portava in grembo in quel momento, le operazioni subite. Durante il soggiorno in ospedale, riceve la visita di Fidel Castro. Dopo due anni di angoscia, sofferenza e incredibile tenacia, Quirot si presenta ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 e vince la medaglia d’argento, confermando ad Atene il suo status di numero uno al mondo.

L’evento, fortemente voluto dalla Fidal Calabria del Presidente Vincenzo Caira e dal Responsabile Settore Regionale Master in qualità di coordinatore dell'evento sportivo-culturale, Gianfranco Milanese, ha visto la partecipazione dei ragazzi delle scuole del territorio e di diversi atleti delle nuove scuole Asd CorriCastrovillari, tra cui il neo campione regionale Tommaso Gabriele dei 1.000m e dei 60hs, i tecnici Fidal e gli appassionati e curiosi dell’atletica leggera. "Lo sport mi ha salvato la vita" ha dichiarato Quirot che è stata anche deputata in Parlamento a Cuba. "A Cuba l’allenatore è visto come consigliere nella vita, come un genitore. Ma non bisogna dimenticare lo studio, che importantissimo. È duro conciliare sport agonistico e studio, ma possiamo e dobbiamo farlo".