Il fiato della ‘ndrangheta sulla bergamasca: oltre 30 arresti. Colpo ai business del clan Arena
Associazione a delinquere, usura, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento, oltre a reati di tipo tributari e fallimentari.
Sono questi i crimini a vario titolo contestati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia nei confronti di 33 persone che si ritiene legati ad una nota cosca di ‘ndrangheta del Crotonese, ed oggi finiti in arresto (18 in carcere e 15 ai domiciliari).
Ad eseguire il blitz sono stati i finanzieri di Bergamo che hanno sequestrato beni per oltre sei milioni e mezzo di euro, mentre sono ancora in corso decine di perquisizioni in una dozzina di province tra Calabria, Lombardia, Veneto, Piemonte, Umbria, Sardegna e Basilicata.
L’operazione si inserisce in una complessa indagine, coordinata dalla Dda del capoluogo lombardo, e originariamente svolta dai Carabinieri, su delle presunte estorsioni nella bergamasca “gestite” da alcuni soggetti ritenuti collegati alle ‘ndrine calabresi.
Lo sviluppo delle investigazioni, dopo il coinvolgimento anche della fiamme gialle per quanto riguarda gli accertamenti economico-finanziari - ha portato a ricostruire di un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro.
Un business che secondo gli inquirenti sarebbe stato realizzato dagli indagati per il tramite di almeno sette società “cartiere”, intestate a prestanome o ad imprenditori compiacenti e con sedi in Lombardia, Umbria e Calabria, così da riciclare i proventi illeciti del clan ‘ndranghetista della famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto.
Gli investigatori ritengono inoltre di aver delineato il ruolo di alcuni professionisti contabili che attraverso la propria consulenza avrebbero ideato e attuato dei modelli “seriali” di evasione fiscale a vantaggio delle società riconducibili al presunto gruppo criminale.
Sarebbe anche emersa la presunta compiacenza di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, oggi arrestato, accusato di corruzione: si ipotizza che a fronte di compensi “sistematici” abbia agevolato l’erogazione di alcuni servizi di natura fiscale richiesti da uno dei professionisti coinvolti nell’inchiesta.
Le attività investigative, svolte anche attraverso un costante monitoraggio degli spostamenti e degli incontri sul territorio dei diversi coinvolti, hanno portato a far luce su delle usure denunciate da alcuni imprenditori in difficoltà.
GLI ARRESTATI
Le porte del carcere si sono dunque spalancate per Antonio Astorino (di Isola Capo Rizzuto, classe 1982); Michelangelo Lorenzi Caminneci (Rozzano, 1969); Salvatore Cappa (Cutro, 1968); Gerardo Cavallo (Eboli, 1968); Orlando Demasi (Santa Caterina dello Ionio, 1975); Marcello Genovese (Palmi, 1964); Giuseppe Geraldi (Crotone, 1987); Luca Litta (Milano, 1985).
Francesca Puglisi (Bergamo, 1969); Rosario Scumaci (Catanzaro, 1984); Antonio Settembrini (Alzano Lombardo, 1966); Luigi Tarasi (Crotone, 1996); Martino Tarasi (Crotone, 1988); Pasquale Tipaldi (Crotone, 1981); Giovanni Tonarelli (Svizzera, 1966); Antonio Vasapollo (Crotone, 1982); Antonio Villirillo (Crotone, 1968); Rocco Villirillo (Crotone, 1995).
I domiciliari sono stati invece disposti per Giuseppe Antonio Arabia (Catanzaro, 1965); Antonella Arena (Crotone, 1992); Mirko Borini (Occhiobello, 1975); Terenzio Businaro (Santa Margherita D’Adige, 1947); Carmela Brasacchio (Crotone, 1952); Nicola Brasacchio (Crotone, 1952); Danila Cavallo (Mesagne, 1981).
Luigi Cianciano (Sinagra, 1975); Vincenzo Demasi (Torino, 1973); Lia Alina Gabbianelli (Milano, 1958); Salvatore Matteo (Crotone, 1992); Salvatore Rocca (San Mauro Marchesato, 1959); Alberto Tarasi (Crotone, 1996); Gavrila Marius Timis (Romania, 1988); Luigi Vrenna (Crotone, 1962).