Armi, droga, usura e voti: così le cosche comandavano su Isola Capo Rizzuto
Associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, usura, estorsione, porto e detenzione illegale di armi e stupefacenti. Sono queste le accuse contestate a vario titolo alle undici persone sottoposte stamani a fermo di indiziato di delitto da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ed eseguito nel crotonese dalla polizia di Stato.
Altre 18 persone sono però indagate ma a piede libero, tra cui anche due noti avvocati rispettivamente del Foro di Catanzaro e di quello di Crotone (QUI tutti i NOMI).
Il provvedimento arriva al termine di un’articolata indagine svolta insieme dalle Squadre Mobili del capoluogo di regione e di quello pitagorico, avviata nel marzo del 2020 sulla base degli esiti investigativi emersi anche in un altro procedimento penale, e diretta ad individuare l’ultrattività ed operatività della ‘ndrangheta del locale di Isola Capo Rizzuto.
Investigazioni che hanno fatto conto su complesse attività tecniche, arricchite dai contributi offerti dai collaboratori di giustizia, e che fanno ritenere agli inquirenti di aver consolidato l’ipotesi dell’esistenza di una struttura associativa il cui elemento di vertice è considerato il soggetto al quale rivolgersi per la risoluzione di varie problematiche, come quella di proteggere un imprenditore isolitano dalle richieste estorsive rivoltegli da esponenti criminali egemoni in altre aree.
Sono stati poi raccolti indizi che evidenzierebbero come allo stesso presunto “capo” fosse demandata la gestione della cosiddetta bacinella contenente le somme provenienti dalle attività illecite della cosca Arena, e con le quali egli stesso avrebbe provveduto al sostentamento dei carcerati e delle loro famiglie.
I SEQUESTRI E LE INTERCETTAZIONI
La prosecuzione delle indagini avrebbe anche evidenziato l’ingerenza di varie famiglie presenti sul territorio e una serie di reati commessi in nome e per conto del clan di appartenenza, come il traffico di armi, l’usura e le estorsioni.
Sempre per gli investigatori, la conferma dell’attivismo degli indagati nel traffico e distribuzione di stupefacenti e dell’ampia disponibilità di armi da parte dell’organizzazione, verrebbe dai numerosi sequestri eseguiti, tra cui quello di circa due chili di marijuana, di una piantagione di 707 piante di marijuana, di una pistola Beretta calibro 9x21 con la matricola abrasa, di un fucile Falco sovrapposto cal. 8 e di 92 ordigni esplosivi artigianali.
Le attività tecniche ne hanno documentato finanche il loro effettivo utilizzo, durante una prova a fuoco compiuta in una zona isolata del territorio di Isola Capo Rizzuto.
Nel corso delle investigazioni, inoltre, è emersa l’ingerenza nelle cosche nel meccanismo di procacciamento di voti sempre ad Isola in favore del candidato Ottavio Tesoriere alle elezioni del 3 e 4 ottobre del 2021 per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria.
Oltre a Tesoriere, noto avvocato crotonese, oggi accusato appunto di voto di scambio politico-mafioso e semplice, è rimasto coinvolto anche un altro noto legale, Vincenzo Ioppoli, a cui si contesta che come componente della sotto commissione presso la Corte di Appello di Catanzaro, abbia dato un “aiutino” ad una candidata segnalata dallo stesso Tesoriere alla prova orale per l’abilitazione alla professione forense.
A suo carico vengono quindi ipotizzati soltanto reati comuni, e cioè un abuso d’ufficio e un falso relativamente alla segnalazione della candidata. Nessuna accusa né aggravante, è il caso di sottolinearlo, viene contestata per reati di mafia.
IL BLITZ
All’esecuzione dei provvedimenti restrittivi disposti dalla Procura, hanno partecipato dalle prime ore dell’alba un centinaio di donne e uomini della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione Centrale Anticrimine, appartenenti alle Squadre Mobili di Catanzaro e Crotone, al Servizio Centrale Operativo-Sezione Investigativa di Catanzaro, in collaborazione con il Reparto Prevenzione Crimine di Cosenza, Siderno e Vibo Valentia nonché con il supporto delle unità cinofile della Questura di Vibo Valentia.