Inchiesta Miramare. Falcomatà condannato anche in Appello

Reggio Calabria Cronaca
Giuseppe Falcomatà

Un anno di reclusione per Giuseppe Falcomatà. Arriva anche in Appello una sentenza di condanna, sebbene con pena sospesa, per il 39enne sindaco di Reggio Calabria (del Partito Democratico) attualmente sospeso dalla carica secondo per la cosiddetta Legge Severino (QUI).

Così ha deciso dunque la Corte di Appello del capoluogo dello Stretto che ha rideterminato la pena inflittagli in primo grado ad un anno e quattro mesi.

Falcomatà è a processo, nell’ambito del procedimento scaturito dalla nota inchiesta “Miraramare” (QUI)”, insieme agli ex assessori della sua giunta a cui i giudici di secondo grado hanno ieri ridotto la pena da un anno a sei mesi (per abuso d'ufficio): si tratta in particolare di Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti.

La condanna, rideterminata anch’essa a sei mesi di reclusione e sempre per abuso d'ufficio, è stata inflitta inoltre all’imprenditore Paolo Zagarella; a Giovanna Antonia Acquaviva, all’epoca segretario comunale; e Maria Luisa Spanò, già dirigente del settore Servizi alle imprese e sviluppo economico del Comune.

L’ex sindaco di Reggio Calabria era presente al momento della lettura del dispositivo da parte della Corte presieduta dal giudice Lucia Monica Monaco, Antonino Laganà e Concettina Garreffa a latere).

La vicenda che lo vede a processo è, come accennavamo, quella su delle presunte irregolarità nelle procedure di affidamento ad un’associazione del Grand Hotel Miramare (da cui il nome dell’inchiesta), che secondo l’accusa che sarebbero avvenute senza bando (QUI).

L’immobile era stato infatti concesso all'associazione “Il sottoscala”, riconducibile all'imprenditore Paolo Zagarella. Al centro delle indagini, infatti i presunti rapporti tra l’ex sindaco e quest’ultimo che, in occasione delle elezioni comunali del 2014, aveva concesso gratuitamente a Falcomatà alcuni locali per ospitare la sua segreteria politica.

La pubblica accusa è stata rappresentata in aula dai sostituti Walter Ignazitto e Nicola De Caria.