Caraffa. Le voci poetiche di Elisabetta Petruzza
Il viaggio esistenziale di Elisabetta Petruzza è stato, e lo è tuttora, ricco di momenti di dialogo, di ascolto, di lavoro, di affetti, di condivisione e soprattutto – è il caso di sottolineare – un viaggio d’amore. Si, perché lei si è sempre prestata a dare spazio all’essere, all’imparare dalla vita i perché stessi del vivere, all’offrire poi la sua esperienza, i suoi ricordi di gioventù (e non solo) alla fruizione di quanti le sono stati, e lo sono tuttora, accanto. Da tutto questo hanno preso corpo le poesie pubblicate dalle Edizioni Ursini di Catanzaro, nel suo primo volume “Voci dal cuore”: pensieri semplici e genuinamente estrapolati dal proprio io attraverso i quali Pietruzza rende omaggio alla vita, al sogno, ad una realtà vissuta e conquistata sul filo di un dare spontaneo e di un ricevere con il sorriso sempre pronto sulle labbra. “Sono una contadina - dice Elisabetta nel presentarsi ai lettori - e provengo da una semplice famiglia, gente lavoratrice e onesta. I miei genitori sono sempre stati molto attaccati alla terra; si doveva lavorare e anche sodo, per questo ho fatto solo la quinta elementare, come anche i miei fratelli. Tra le mie passioni c’è stata sempre la poesia; scrivevo per le occasioni più comuni, come compleanni, battesimi, comunioni e notavo che in famiglia le mie poesie erano molto apprezzate. In questo modo ha visto la luce questa mia prima raccolta che corona il sogno della mia vita”. “Sono, le sue, - ha scritto Fulvio Castellani – poesie nate di getto, che dicono subito quelle piccole-grandi verità che molti di noi assai spesso non vedono o che evitano di guardare. Sono poesie sovente a rima baciata, dai versi facili e liberi, mai artefatti, mai manipolati con costrutti sintattici o stilistici alla moda”. Pertruzza, insomma, nata a Caraffa nel 1949, dice “pane al pane e vino al vino con grande sincerità; suggerisce e si fa interprete di quanto una vicenda, magari irrilevante, offre a chi, come lei, ama leggere dentro le cose, dentro la natura, nella storia semplice della gente semplice e perciò genuina e legata quanto mai al proprio paese, all’ambiente in cui vive, a quella terra che si offre quale fonte di sostentamento, a quell’azzurro del cielo che si apre all’ascolto dei desideri di chi offre e chiede una mano amica… Dalla sua semplicità espressiva, cantilenante, armoniosa, ecco dunque fuoriuscire un dettato di umanità: quella gioia del dire e del ricordare che oggigiorno anche i più in là con gli anni sembra abbiano dimenticato; sentimenti che le fanno affermare che la vita è dignità, è lavorare, è amare, è sacrificio, è perdono e, specialmente, è poesia, se viene vissuta con autentica allegria.